Provincia al veleno, l’impasse politica fa slittare il bilancio a gennaio

Il presidente Moraschini riavvia daccapo le consultazioni: le fratture e i veti delle due coalizioni non facilitano la mediazione
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Provincia, stallo da risolvere
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L’impasse resta e resta in entrambe le «case politiche». Che per uscirne a testa alta, e non correre il rischio di frantumare la propria coalizione, hanno deciso di giocare al «rischiatutto» e di metterci il carico da novanta.

Tradotto: veti incrociati, aut aut e condizioni di fatto irricevibili da entrambe le parti, per lasciare alla fazione avversaria la responsabilità di abbandonare il tavolo della trattativa e mandare definitivamente all’aria la possibilità di replicare un governo istituzionale in Provincia (sostenuto tanto dal centrodestra uscito dal voto di settembre in maggioranza, quanto dal centrosinistra). Non avendo trovato uno schema che accontenti tutti, la patata bollente ora passa nelle mani del presidente.

Equilibri

Non è uno che agisce d’impulso, il presidente. Ci sa stare nella cottura a fuoco lento, a volte necessaria per avere un quadro politico meno dettato dall’impeto e più dai nervi saldi. Ma soprattutto Moraschini è rimasto silenziosamente leale a se stesso: ci proverà a portare a termine le larghe intese, nel nome di un patto di cui (lo aveva detto ancor prima del voto del 29 settembre) si sente garante e che, per questo, vale secondo lui la pena tentare di salvare.

Certo, non in eterno: un confine va tracciato. E se non sono in grado di disegnarlo i tavoli delle segreterie dei partiti, lo farà lui. Anche perché il centrodestra, da un lato, e le correnti del Pd, dall’altro, sono ai ferri corti: «Qui vogliono fare i furbi»; non la raccontano giusta»; «staremo a vedere» sono i commenti ripetuti nel tam tam fatto di ricostruzioni sghembe e di mezze frasi pronunciate al telefono o impresse nei messaggi. Da una parte e dall’altra.

A che punto siamo?

Data la situazione, Moraschini riavvierà daccapo le consultazioni a partire dalla prossima settimana, quando incontrerà sia i segretari della sua parte politica sia il tavolo del centrosinistra. Il che porta poi la lancetta molto a ridosso delle festività natalizie. Va da sé che, saltata a più pari la data del 9 dicembre (l’unica che avrebbe consentito di procedere, come la prassi impone, con l’assemblea dei sindaci), l’approvazione del bilancio del Broletto slitti a questo punto a gennaio, quando tutte le caselle saranno (forse) sistemate.

Il presidente Emanuele Moraschini - Il presidente Emanuele Moraschini
Il presidente Emanuele Moraschini - Il presidente Emanuele Moraschini

Centrodestra

E dentro i partiti? Dal punto di vista della coalizione, è il centrodestra quello ancora a soqquadro, impigliato tra dispetti e chi alza più la posta. Uno schema per le deleghe c’è (anzi, a dire il vero due): le segreterie hanno tentato di comporlo ricercando una sintonia di pesi e di equilibri che però non è ancora stata rintracciata. La Lega, in particolare, avanza un carnet di pretese. Partiamo dai punti che paiono fermi nella proposta che il centrodestra sottoporrà a Moraschini.

Forza Italia manterrebbe i temi del mandato precedente: Caterina Lovo pianificazione urbanistica e territoriale, Paolo Fontana i lavori pubblici; mentre per Lombardia Ideale Laura Trecani avrebbe la gestione della Protezione civile. Per Fratelli d’Italia a Nini Ferrari andrebbero cultura, istruzione e Università; a Daniele Mannatrizio Polizia provinciale e sicurezza; per Tommaso Brognoli ci sarebbero due opzioni: la prima lo vedrebbe titolare di attività produttive e sviluppo economico, la seconda del bilancio.

Da cosa dipende? Dal risiko con la Lega: a Fabio Rolfi andrebbero la vicepresidenza, il trasporto pubblico locale (ma la richiesta punta anche o alle infrastrutture o all’agricoltura) e ad Agostino Damiolini l’edilizia scolastica. Su Marco Togni le visioni sono assai diverse: per lui il Carroccio vuole sia l’ambiente sia la delega all’aeroporto, ma entrambe le alternative non sono viste come percorribili (anche per una questione di opportunità) dagli alleati di Fdi. Il presidente Emanuele Moraschini terrebbe per sé ciclo idrico, partecipate, opere strategiche ed aeroporto e sarà lui a dover sbrogliare la matassa con la Lega. Che ha minacciato di uscire dalla maggioranza nel caso si vedesse sottodimensionata in favore di larghe intese invise.

Centrosinistra

E in casa centrosinistra? La coalizione al momento prosegue monolitica. Ma la gatta da pelare sta in casa dem: nelle scorse settimane il segretario provinciale Michele Zanardi ha condotto un percorso di ascolto sentendo segreteria, circoli, livelli istituzionali e amministratori.

Tra chi (in particolare nella corrente Schlein, all’interno della quale una faglia c’è) è per il «no» netto all’accordo con il centrodestra e chi (come la corrente vicina all’ex sindaco Emilio Del Bono) è per mantenere l’intesa, la sintesi della segreteria ha optato per la terza via: sedersi al tavolo della mediazione, ma non accettando un accordo a qualunque costo.

Due, in particolare, le condizioni: no alla vicepresidenza assegnata a Fabio Rolfi e una palette di deleghe non del tutto secondarie (alias: da pescare tra Tpl, Ptcp, formazione, ciclo idrico, edilizia scolastica, strade ...).

Insomma, entrambi gli schieramenti pongono condizioni che, se non saranno smussate durante le consultazioni con il presidente, risultano ad oggi irricevibili per gli avversari. Certo è che il tempo corre. E Moraschini dovrà sbrogliare la matassa.

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