Formentini: «Serve una strategia italiana nell’Indo-Pacifico»

Paolo Formentini, desenzanese, è deputato dal 2018 con la Lega. Da due anni è vicepresidente della commissione Esteri della Camera ed è membro della delegazione italiana dell’Assemblea parlamentare Nato. Formentini ricopre il ruolo di responsabile dipartimento Esteri della Lega ed è presidente del Comitato Indo-Pacifico, che ha redatto un documento – approvato dalla commissione Esteri della Camera – utile per analizzare i rapporti dell’Italia e dei Paesi europei con la regione oceanica.
Onorevole Formentini, cosa significa essere responsabile del dipartimento Esteri della Lega in un momento di grande tensione politica come quello che stiamo vivendo?
Come parola chiave io sceglierei «pace». In modo molto chiaro la Lega ha sempre chiesto di tenere aperta la via della trattativa diplomatica. Noi confermiamo il nostro pieno appoggio al presidente americano Trump, che sta cercando sia in Ucraina che in Medio Oriente di risolvere i conflitti e di stabilizzare le aree.
In questo contesto come si colloca il corridoio Indo-Pacifico e i rapporti con questa regione?
Potrebbe essere un potentissimo strumento per portare la pace e dare sviluppo economico al Medio Oriente. Manca però ancora un tassello: il 7 ottobre 2023 è stato interrotto il processo che porta al riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita. Ossia della prosecuzione degli accordi di Abramo. Vogliamo elaborare una strategia italiana sull’Indo-Pacifico, lì si affacciano le prime economie del mondo: Stati Uniti, Cina e Giappone. In questa fase l’Italia deve esserci, deve esserci la nostra industria perché il volume di commercio nell’area è troppo importante. Dobbiamo rafforzare la nostra presenza diplomatica.
Quindi Israele è un attore fondamentale anche in questo quadro politico economico?
Assolutamente sì, lo vorrei sottolineare perché è importante. Ma un altro attore fondamentale è l’Italia: migliorare lo scambio commerciale con l’Indo-Pacifico può aiutare l’industria nazionale, ma anche quella Bresciana, che ha grande potenzialità di sviluppo nei rapporti con quell’area. C’è un risvolto concreto anche per Brescia.
Non si può escludere dal discorso il corridoio Imec tra India, Medio Oriente ed Europa.
Credo sia importante ricordare che pochi giorni fa Trump è intervenuto per ribadire l’appoggio degli Stati Uniti al corridoio Imec, confermando il ruolo centrale dell’Italia nel progetto, che è sempre più tangibile. Il nostro Paese è uno snodo imprescindibile per il futuro.
Nel documento sull’Indo-Pacifico che avete approvato alla Camera si parla anche di Taiwan e della pace. Sviluppare una strategia per quella regione significa anche lavorare per evitare conflitti?
La Lega ha sempre ribadito che Taiwan è una repubblica prospera ed è stata per il mondo anche un esempio di gestione della pandemia da Covid. Ha poi un’importanza strategica fondamentale se prendiamo in considerazione la produzione di microchip: dal Paese arriva più del 70% di quelli che sono in circolo nel mondo e oltre il 90% di quelli di alta gamma. Torno a ribadire, dunque, quanto sia significativo per l’Italia e per Brescia gestire i rapporti con la Regione.
Servono però delle regole nei mari.
Il commercio internazionale si basa sul rispetto delle regole e sulla libertà di navigazione. Se noi difendiamo i canali fondamentali per il nostro export italiano scongiuriamo anche le guerre.
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