Massari: «Lavorerò a stretto contatto con amministratori e territori»

Domani affronterà il primo passo ufficiale. Metterà piede in Regione per la sua prima Giunta da assessora al Turismo. Poi la presentazione alla stampa al fianco del presidente Attilio Fontana. «Non nascondo l’emozione» ammette Debora Massari, imprenditrice nella galassia di famiglia guidata dal padre Iginio che ora lascia per approdare in politica.
Domanda d’obbligo: chi glielo ha fatto fare di lasciare il mondo dell’imprenditoria e buttarsi in politica?
«Quando arriva una fiducia così grande, credo che la risposta più giusta sia mettersi a disposizione. Ho riflettuto molto pensando innanzitutto a ciò che avrei tolto alla mia famiglia e alle persone con cui lavoro ogni giorno, ma nella mia vita penso di aver costruito un’organizzazione solida, e tutti insieme abbiamo deciso che fosse giusto affrontare questa sfida. L’entusiasmo e il desiderio di restituire qualcosa al territorio hanno fatto il resto».
Come è nata l’idea?
«Non è un percorso che ho costruito io. Con l’onorevole Giangiacomo Calovini, che per me e la mia famiglia è prima di tutto un amico, abbiamo spesso un po’ scherzato sulla possibilità di un mio avvicinamento alla politica attiva. Poi, nei giorni scorsi, ho ricevuto la proposta che ho vissuto come una responsabilità più che come un traguardo personale».

Entra in Giunta in quota Fratelli d’Italia e si è discusso tanto del suo rapporto con Giorgia Meloni.
«Ci conosciamo da tempo. È una donna che stimo molto, capace di guidare con determinazione e umanità una nazione come la nostra. In lei vedo valori solidi e la forza di chi affronta le cose con concretezza, ed è in questo momento un orgoglio per tutti noi».
E con la politica invece che rapporto ha?
«Credo che la politica riguardi tutti noi, anche quando non la facciamo direttamente. Le decisioni che influenzano la vita pubblica ricadono su ognuno e interessarsene significa avere cura del bene comune. E poi credo che la politica sia fatta da persone che lavorano in modo sincero per il bene di tutti. Quanto a me, in queste ore, mi sono sentita accolta in modo positivo: dal collega Beduschi ai coordinatori regionale e provinciale Maccari e Zarneri ho ricevuto supporto e vicinanza, così come mi ha fatto davvero piacere la telefonata della sindaca di Brescia Laura Castelletti. Sono molto ottimista».
Lascia l’azienda di famiglia per questo periodo da assessore?
«Rimetterò le deleghe operative. Non per obbligo, ma per scelta. È una questione di opportunità, di tempo e di rispetto verso chi lavora con me e verso il nuovo incarico. Fare bene le cose richiede presenza e attenzione quotidiana. Sono serena, perché mio fratello Nicola continuerà a occuparsi dell’azienda con il grande impegno e la competenza che lo contraddistinguono. Lavoriamo insieme da sempre e condividiamo la stessa visione: questa è una garanzia di continuità e solidità».
Assume la delega al Turismo a pochi mesi dalle Olimpiadi. È questa la grande sfida?
«Le sfide sono molte. Le Olimpiadi sono un evento straordinario, ma non devono farci dimenticare i territori più piccoli, i borghi, le comunità locali. E la provincia che ho l’onore di rappresentare ne ha di stupendi. Posso dire che uno dei miei impegni sarà quello di girare il più possibile il territorio, ascoltando gli amministratori e la gente».
Che idea di turismo porterà in assessorato?
«Mi piacerebbe costruire un assessorato che metta in dialogo mondi diversi: cultura, sport, lavoro, impresa, enogastronomia, sostenibilità, formazione, artigianato, filiere. È da lì che nascono le idee migliori. Penso a un turismo inclusivo, che rappresenti tutta la Lombardia: dalle montagne ai laghi, dalle città d’arte ai piccoli borghi. Non solo un turismo di lusso o di nicchia, ma un turismo consapevole, accessibile, che valorizzi le differenze e le faccia dialogare. Il turismo, per me, è prima di tutto conoscenza: conoscere un luogo significa rispettarlo, capirne la storia, le persone, la cultura. La Lombardia è una regione complessa e ricchissima e la sfida sarà promuoverla nella sua interezza, unendo identità diverse in un racconto comune. Oggi si parla del turismo internazionale e dell’accoglienza di stranieri da ogni parte del mondo ed è una strada che deve essere assolutamente perseguita. Ma vorrei anche che la gente di Varese scoprisse le bellezze del Garda e che i bresciani visitassero i musei della provincia di Milano o Palazzo Te a Mantova. Tante volte giriamo il mondo quando le migliori bellezze le abbiamo sotto casa».
Brescia cosa rappresenta in chiave turistica?
«È la mia città, e la sento molto. È una città operosa, generosa, che sa accogliere. La sua provincia è vastissima, e racchiude una ricchezza straordinaria: dal lago di Garda ai borghi dell’entroterra. Serve una rete solida tra enti, associazioni e imprese per far sì che ogni luogo possa essere raccontato e vissuto al meglio. E poi è una provincia matura e pronta alle grandi sfide: penso al turismo enogastronomico o a quello sostenibile. Tutte sfide che insieme possiamo vincere».
C’è qualcosa che la preoccupa o spaventa di questa nuova esperienza?
«Non parlerei di preoccupazione. Sento la responsabilità di questo ruolo e la affronto con rispetto e impegno. Ogni nuovo incarico è una sfida, ma anche un’occasione per crescere. Mi guideranno l’ascolto, il lavoro di squadra e la concretezza dei risultati».
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