Il campo largo bresciano è unito per il salario minimo comunale

Un vero campo largo per il salario minimo comunale a Brescia. Con una mozione tutti i consiglieri della maggioranza in Loggia cercano di contrastare il lavoro povero, ma il documento è stato redatto da tutte le forze progressiste e riformiste della città. Tra le richieste un trattamento economico minimo inderogabile di 9 euro all’ora, anche per i lavoratori delle società che decidono di partecipare alle gare d’appalto.
«La coesione e l’unità sono state fondamentali – spiega il segretario cittadino del Pd Roberto Cammarata –. Come ha ricordato il presidente della Repubblica Mattarella, l’inadeguatezza dei salari getta il Paese in crisi, ma mina anche la pace tra i popoli. Per questo anche nella dimensione comunale si deve fare un salto di qualità».
Parole condivise da altri tre consiglieri comunali. «Il lavoro povero è uno dei grandi problemi del nostro tempo – sottolinea Francesco Tomasini, capogruppo di Azione –. Noi con questo atto tentiamo di fare la nostra parte, ma è anche una chiamata alla responsabilità per chi governa il Paese». Il capogruppo della Civica Castelletti Francesco Patitucci ha evidenziato l’importanza di «inserire nelle gare d’appalto il rispetto dell’articolo 36 della Costituzione, quello che stabilisce il diritto del lavoratore a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro», mentre il capogruppo di Brescia capitale Arshad Mehmood si è detto «soddisfatto del lavoro fatto dalle forze politiche, che hanno il dovere di impegnarsi in questi progetti».
Sulla visione d’intenti è intervenuto anche Lorenzo Cinquepalmi del Partito socialista. «La maggioranza che ha eletto la sindaca si allarga per il bene comune – precisa –. È un messaggio politico importante: un’amministrazione di centrosinistra non può nascondersi dietro il velo delle competenze quando c’è in gioco il benessere delle persone. Abbiamo un bisogno disperato di welfare municipale». Luca Cremonini, segretario del Movimento 5 stelle in città ha aggiunto che «è un chiaro segnale politico del campo progressista», precisando che il M5s «resta una forza autonoma, ma in grado di collaborare e di ottenere risultati soddisfacenti anche quando la materia è complessa». Stefano Capretti di Italia Viva ha invece allargato la visione, spiegando che il progetto «comincia parecchi mesi fa ed è importante per aumentare i salari di tutti: un tema fondamentale per le persone».
Una lettura in questa chiave è stata data anche dal portavoce di Brescia Attiva Giovanni Mori e dal segretario di Sinistra Italiana a Brescia Mattia Datteri. Il primo ha detto che «questo è il pezzo iniziale di un progetto più ampio», specificando come non possano essere proprio le istituzioni a creare lavoro povero. «Bisogna iniziare a capire le situazioni e addentrarvisi», ha aggiunto. «La lotta per il salario minimo si inserisce in un filone di battaglie che stiamo combattendo da anni – sottolinea il secondo –. La questione salariale riguarda il presente e il futuro: prima di tutto è una battaglia di civiltà».
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