Scialpinismo ed esplorazioni, Andrea Mutti racconta le sue Svalbard

«Isole Svalbard - Il cuore nell’Artico» è il titolo dell’incontro che avrà per protagonista la guida alpina bresciana Andrea Mutti giovedì 6 novembre presso il negozio Gialdini in Via Triumplina numero 45 a Brescia, con inizio alle ore 21 e ingresso libero. Andrea Mutti, della Scuola di alpinismo Mmove, proporrà un racconto per immagini di scialpinismo e di esplorazioni al 78° parallelo Nord. Una chiacchierata con Andrea ci ha consentito di inquadrare questa zona affascinante, remota e carica di possibilità per le attività outdoor.
A quando risale la sua prima esperienza alle Svalbard?
La mia prima esperienza è avvenuta nel 2004. Avevo organizzato dieci giorni in autonomia con le pulke (slitte trainate da uomini), con campi itineranti e itinerari di scialpinismo, a quel tempo un’attività ancora giovane. È stata un’esperienza molto forte caratterizzata da condizioni meteo avverse: cinque giorni di tempesta artica ci costrinsero a rimanere chiusi in tenda senza poter fare nulla, con temperature di 35 gradi sotto zero e venti a 130 km/h. Si trattò di un evento rarissimo per il mese di aprile, eccezionale soprattutto per la sua durata. Nonostante tutto quelle condizioni mi hanno stimolato moltissimo, e mi hanno fatto capire che era proprio il posto che stavo cercando. Durante quell’esperienza ho avuto la fortuna di conoscere quello che è diventato il mio maestro artico, una persona super preparata, curiosa e innamorata delle Svalbard, al punto che vive lì da più di trent’anni.

Cosa l’ha ispirata ad andare lì?
Stavo cercando un luogo che avesse caratteristiche ben precise, capace di stimolarmi, poco conosciuto, in zone remote, che lasciasse spazio alla fantasia, e soprattutto che mi desse la possibilità di uscire dalla mia comfort zone e continuare ad imparare e sognare. Fin da giovane sono stato attratto dalle storie delle esplorazioni polari. Uno dei miei sogni è stato sempre quello di vedere gli orsi bianchi, e ho sempre avuto una passione smisurata per gli ambienti freddi e selvaggi. Per questo sui nostri monti ho vagato tantissimo in inverno, sia per curiosare che per salire vie alpinistiche, perché in questa stagione la frequentazione è ridotta e tutto diventa più severo. Ci sono stati poi una serie di casi fortuiti che mi hanno fatto decidere di andare proprio alle Svalbard. È stata necessaria anche un po’ di testardaggine, poiché tanti mi sconsigliavano di andare lì per sciare, sostenendo che avrei trovato un paesaggio piatto. Tuttavia, grazie alle foto inviate da un amico, si intuiva ben altro, e ho trovato più di quello che avrei potuto immaginare.
Quali sono le caratteristiche principali dell’ambiente?
È il tipico ambiente Artico con zone di tundra, permafrost, fiordi, neve e ghiacciai. Gli animali stanziali tutto l’anno sono pochissimi, e tra questi l’orso polare, il signore incontrastato dell’Artico. In estate invece i fondovalle si trasformano in acquitrini e torrenti, arrivano milioni di uccelli a far vivere il cielo e le scogliere, e il mare si riempie di balene. Esistono solo due centri perennemente abitati: Longyearbyen e Barentsburg, per un totale di circa 2500 persone, oltre ad un presidio a Pyramiden e due basi scientifiche.
Quali attività si praticano?
Tra le attività sportive, per quanto riguarda il periodo dell’inverno e della primavera, dopo la notte artica, e quando il terreno è ancora coperto dalla neve, l’attività principale è rappresentata dalle motoslitte. Il territorio dove si può girare liberamente a scopo turistico è abbastanza limitato. Per i residenti ci sono meno restrizioni, anche se nella maggior parte dei casi si muovono in un raggio di circa 30 chilometri da Longyearbyen per poter raggiungere le loro baite private. È possibile poi spostarsi con le slitte trainate dai cani (che prima dell’avvento delle motoslitte venivano utilizzate per collegare i centri minerari o le stazioni di caccia), realizzare traversate con sci da escursionismo trainando le pulke come i vecchi esploratori artici, e negli anni più recenti si sta diffondendo la pratica dello scialpinismo. Il 99 per cento di queste attività si svolge con partenza e rientro da Longyearbyen in giornata. Esistono solo cinque baite ad uso turistico che possono ospitare un massimo di 12 persone, distribuite su un territorio enorme. Per il resto è necessario utilizzare la tenda, e di conseguenza rimane tantissimo spazio incontaminato nel quale è possibile avventurarsi.

Ci si può muovere da soli o è opportuno essere accompagnati?
Ci si può certamente muovere da soli, ma l’ambiente è completamente differente dal nostro, e a mio parere necessita di molto apprendistato. Molti pensano che l’importante sia essere dotati di un fucile, ma in realtà l’orso è il problema minore. Sommando le volte che ci sono stato sono arrivato a quasi due anni della mia vita, ed è un continuo imparare. Personalmente mi sento fortunato perché ho avuto dei maestri eccezionali che l’Artico lo vivono da tantissimi anni, ma senza questa esperienza…
Cosa la spinge a ritornare?
Tornerò fino a quando continuerò ad imparare e potrò fare cose nuove. Fino a quando vedrò sorrisi e lacrime sui volti della gente che accompagno, capace di emozionarsi per queste isole pazzesche.
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