In sella per 800 km fino al Mar Artico, l’impresa di Molari e Prandelli

In bici attraverso la tundra e la taiga, tra sentieri e piste per slitte e quad, fango e sabbia (e pochissima strada vera), dormendo in tenda, in mezzo al bosco e nei bivacchi (dove puoi trovare la legna per il fuoco e, qualche volta, il bagno). Tutto in poco più di due settimane. È il viaggio di Emanuele Molari, della città, e Adriano Prandelli, di Gussago, che lo scorso giugno sono volati fino a Helsinki per mettersi alla prova.
Hanno imbarcato una travel bike e una gravel e hanno percorso l’Artic Post Road, la vecchia strada percorsa dai postali che dalla Finlandia conduce fino in Norvegia. «Io ho fatto diversi viaggi in bici - racconta Molari - quando ho visto la traccia pubblicata l’ho proposto ad Adri che mi ha detto sì». «Mi sono fidato - aggiunge Prandelli - Emanuele è una guida di grande esperienza». In due mesi hanno organizzato la spedizione e, al disgelo, il periodo consigliato per questo percorso, sono partiti.
Il viaggio

Dopo essere atterrati in Finlandia sono arrivati in treno a Rovaniemi e hanno raggiunto Äkäslompolo da dove partiva la traccia: in tutto hanno pedalato per 800 km lungo un percorso difficile con un dislivello totale di 8.250 metri. «Nonostante avessimo le nostre bici non è stato facile abituarsi al peso dato che si trasporta la tenda, il sacco a pelo e il cibo per 2-3 giorni. Questo sentiero, a tratti fangoso, in altri roccioso, e punteggiato di paludi - continua Emanuele -, non consente sempre di pedalare, a volte bisogna spingere la bici. Un viaggio bello e duro». «Ci sono stati momenti difficili - aggiunge Adriano -, abbiamo spinto la bici per chilometri, ma per fortuna non ha piovuto proprio in quelle occasioni».

I due, Emanuele nella vita è tree climber e Adriano agronomo, percorrevano in media 50 km al giorno: «Avevamo ben presente che da un momento all’altro avremmo potuto trovare un ostacolo e tornare indietro». Ed è capitato più di una volta come quando non sono riusciti a sollevare una zattera o hanno provato a «tagliare» per poi dover tornare indietro. Ogni giorno ci sono state paure, dubbi, fiumi da guadare e ripari per la notte da trovare.

Vento sempre in faccia e zanzare (sì, ci sono anche così a nord!) a massacrarti. A rendere ancora più particolare il viaggio è stata anche la notte con il sole: «Da una parte disorienta - racconta Adriano - perché non ti accorgi del tempo che passa e necessariamente devi darti dei ritmi, dall’altra puoi vivere il viaggio con più tranquillità, senza la paura che arrivi il buio mentre non sei ancora arrivato alla meta del giorno». Emanuele e Adriano sono appassionati di natura e flora e quindi questa esperienza ha permesso loro anche di «studiare»: «È stata una bella avventura, siamo passati dove non c’è nulla, visto il sole di mezzanotte, posti particolari e i boschi del nord».
«Gran parte dell’emozione di questo viaggio è quanto siamo stati bene - aggiunge Prandelli -. Quello che mi porto a casa è soprattutto una bella amicizia, che c’era già, ma che questo viaggio ha consolidato». Ora i due avrebbero voglia di preparare un’altra avventura e partire, ma è difficile incastrare lavoro, ferie e famiglia. «Qualche meta in testa ce l’ho - svela Molari -: la Romania, in particolare la Transilvania, oppure la Mongolia. Due mete molto diverse, non solo per il percorso, ma anche per i tempi di percorrenza, i permessi e le difficoltà». Nel caso ne sentirete parlare.
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