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Festa: «La natura va conosciuta e rispettata: così possiamo vivere anche con gli orsi»

Lo scrittore e naturalista presenterà a Paratico il suo nuovo libro sul recupero d’un esemplare nel Parco d’Abruzzo il 4 maggio
Giuseppe Festa - © www.giornaledibrescia.it
Giuseppe Festa - © www.giornaledibrescia.it
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È arrivato da poco in libreria «L’estate dell’orsa maggiore» (Garzanti, 248 pp., 16 euro), il nuovo libro dello scrittore e naturalista Giuseppe Festa, esperto di educazione ambientale, dedicato, come spiega il sottotitolo, alla «Storia vera di un ritorno alla vita selvaggia» di una piccola orsa recuperata dallo staff del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Dopo la morte del giovane 26enne Andrea Papi, lo scorso 5 aprile a Caldes in Val di Sole, l’orsa Jj4, responsabile dell’aggressione, è stata catturata ed è in attesa che le autorità competenti si esprimano sull’ipotesi di abbattimento. Ma basterà leggere la storia di Morena, l’orsetta salvata in Abruzzo che Giuseppe Festa racconta in pagine dense di esemplare amore per la natura, comprensione e rispetto della stessa in tutte le sue espressioni, per imparare ad amare tutti gli animali e preservare diverse specie da possibile estinzione.

«I grandi predatori, come orsi e lupi, pagano il prezzo delle nostre paure ataviche» afferma lo scrittore, fondatore e cantante nella band Lingalad, che dopo aver presentato il libro già a Pozzolengo e a Mazzano, domani, 4 maggio, alle 20,30 sarà a Paratico nella Sala Consiliare in via dell’Assunta 2. «Basta un solo caso di aggressione fatale in più di un secolo e mezzo - aggiunge - per fare di tutti gli orsi dei feroci killer. Eppure, passeggiare in una qualsiasi delle nostre città è mille volte più pericoloso che camminare in un bosco delle Alpi».

Qual è oggi il nostro rapporto con la natura selvaggia?

In molti la vorrebbero come un giardino di casa, domestica e senza rischi. Altri credono che una convivenza sia possibile, seppur con alcuni compromessi, come avviene in altre parti del mondo. Ci sono accorgimenti che in America Settentrionale hanno dato ottimi risultati, come un campanellino per annunciare la nostra presenza nel bosco e lo spray urticante nel remoto caso che un animale si dimostri aggressivo.

Quanto la presenza dell’orso è importante nell’ambito del nostro ecosistema?

Tutti i predatori sono importanti in natura perché garantiscono l’equilibrio dell’ecosistema. Limitano il numero degli erbivori che, senza controllo, distruggerebbero l’ambiente. Basti pensare ai lupi con i cinghiali. L’orso, inoltre, è una cosiddetta «specie ombrello», che ne accoglie altre sotto la sua protezione, in termini di conservazione. Salvaguardare l’orso vuol dire proteggere anche tutti gli organismi con cui è connesso.

Un orso - © www.giornaledibrescia.it
Un orso - © www.giornaledibrescia.it

Nel patrimonio naturalistico italiano, l’orso dov’è presente?

L’orso bruno centro-europeo si trova sulle Alpi e nel resto d’Europa. Prima della reintroduzione in Trentino, in Italia ne erano rimasti solo pochi esemplari. Poi c’è l’orso marsicano, che vive nell’Appennino centrale e che nel corso del tempo, per l’isolamento dal resto degli orsi bruni, ha sviluppato caratteristiche fisiche ed etologiche diverse, adattate al suo ambiente.

Delle due fazioni pro o contro l’orso, in Italia qual è la più numerosa?

Mi sembra che entrambi i fronti, pro orso e contro orso, siano molto folti. Il problema, però, sta proprio nella divisione in due fazioni opposte, mosse da emotività o ideologia. In tutta questa vicenda, la voce degli esperti è passata in secondo piano. Il prelievo di orsi con comportamenti chiaramente aggressivi verso l’uomo è previsto fin dall’inizio del progetto «Life Ursus» a tutela dell’orso bruno finanziato dall’Unione europea. L’importante è che ogni azione sia fatta su solide basi scientifiche e non per propaganda o sull’onda delle emozioni.

Ci sono sufficienti forze in campo per scongiurarne l’estinzione dell’orso marsicano?

Nel raccontare questa storia vera ho conosciuto persone straordinarie che dedicano la loro vita alla conservazione di questo rarissimo animale. Inoltre, in Abruzzo c’è una cultura dell’orso radicata e antica. L’affetto della gente e l’impegno dei tecnici, tuttavia, potrebbe non bastare senza politiche che proteggano l’orso marsicano anche al di fuori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove i pericoli che incontra sono ancora più elevati: investimenti sulle strade, bracconaggio, avvelenamento. In più - conclude Festa - oggi gli orsi corrono nuovi rischi: sempre più spesso sono i cacciatori di foto a mettere in serio pericolo questi animali. L’uomo primitivo catturava una preda e se la caricava in spalla per sfamare il villaggio: oggi la si cattura sullo smartphone e la si carica su Instagram per sfamare l’ego. Gesti all’apparenza innocui che, come testimoniato nel libro, possono però equivalere a una fucilata.

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