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Zaino in spalla in Val Zebrù, per un viaggio lungo milioni di anni

I consigli per apprezzare e godere appieno le meraviglie del nuovo sentiero geologico in Val Zebrù, nel Parco Nazionale dello Stelvio
Linea di faglia, quella del Gran Zebrù rappresenta un piccolo gioiello geologico
Linea di faglia, quella del Gran Zebrù rappresenta un piccolo gioiello geologico
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Qualche ora di cammino per un viaggio nel tempo lungo diverse decine di milioni di anni. Con uno zaino in spalla, e l’attenzione rivolta alle caratteristiche geologiche e geomorfologiche degli ambienti di montagna, è sempre possibile trovare motivi di interesse e di sorpresa.

Il percorso geologico

Questa esperienza gratificante e carica di fascino si arricchisce di una nuova opportunità grazie alla recente inaugurazione di un percorso geologico in Val Zebrù, una delle più importanti tra quelle che rientrano nei confini lombardi del Parco Nazionale dello Stelvio sul territorio della provincia di Sondrio.

Il nuovo percorso geologico è nato dalla collaborazione tra il rifugio V Alpini e il corso di laurea in Scienze e Tecnologie Geologiche dell’Università di Milano-Bicocca. Una sezione dedicata del sito dell’ateneo milanese permette di conoscere preventivamente in maniera approfondita gli aspetti di maggiore rilevanza che si possono acquisire anche sul terreno mediante appositi pannelli lungo il cammino.

Itinerario

L’itinerario parte dalla Baita del Pastore (comune di Valfurva), raggiunge il rifugio V° Alpini e poi procede verso il Passo Zebrù dal quale fa rientro alla Baita del Pastore, percorrendo un tratto del Sentiero del Confinale. I punti di interesse geologico individuati sono sette. La faglia dello Zebrù che si osserva dalla Baita del Pastore separa le rocce sedimentarie carbonatiche da quelle metamorfiche. Sul primo tipo di litologia caratterizzato da una scarsa copertura vegetale è posto il rifugio V° Alpini, mentre sulle forme più dolci delle rocce metamorfiche trovano ampia diffusione prati e boschi.

La seconda sosta permette di riconoscere il corposo accumulo della valanga di roccia che ha interessato nel 2004 la parete sud della Punta Thurwieser, che ha percorso verso valle un dislivello di oltre 1300 metri.

Si prosegue nelle soste successive tra le rocce dolomitiche che derivano dai mari del Triassico, e poi ancora con vista sui ghiacciai dello Zebrù, e sulle diverse rocce della Cima delle Pale Rosse e della Cima della Miniera interessata in passato da attività estrattive. Un bel viaggio narrato dalla pietra.

Scheda tecnica

Partenza: Baita del Pastore, metri 2168 (raggiungibile con servizio di navetta estiva dal parcheggio di Niblogo, frazione del comune di Valfurva)

Quota massima raggiunta: metri 3001

Tempo di percorrenza: 4h

Difficoltà: E (Escursionistico)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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