Persino la pigrizia si arrende all’evidenza

Sofia è una ragazza pigra, lenta e procrastinatrice. Ma quando serve è viva. Un giorno, di fronte all’incontro con un gatto, la giovane abbandona l’inerzia e si attiva
Un gatto pigro - © www.giornaledibrescia.it
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Sofia è una persona così pigra da essere il paradigma della pigrizia. È a un passo dall’accidia. O la prendi com’è o devi starle alla larga perché sa essere lenta, indolente e procrastinante. Forse sono stata un po’ drastica, ma adesso che avete conosciuto la sua prerogativa di maggior spicco posso aggiungere che si guadagna il pane, si sposta, si lava, si sfama, coltiva relazioni. È viva quando serve e sul resto evita sprechi di energia. Poche settimane fa però Sofia decide per l’incoerenza e si lancia in una camminata.

Lo fa una domenica che si conclude con una caterva d’acqua, vento e fulmini che si concentrano nella zona dove lei si trova. Per fortuna, niente di tragico. I rami degli alberi si spezzano e svolazzano, bordate di pioggia mettono a prova serramenti e colture, ma lei è al sicuro: da par suo, aveva deciso di riparare in una pasticceria al primo oscurarsi del cielo. Prima di uscirne, aspetta che sia spiovuto il che avviene un po’ dopo l’orario di chiusura del locale, e mi pare giusto si sappia a dovuta riconoscenza per i gestori che l’han tenuta all’asciutto anche dopo aver abbassato la serranda.

Quando Sofia prende il coraggio e lo slancio per andarsene, è quasi buio. Ha l’auto lontana e per raggiungerla passa vicino a una scalinata. Tra il ticchettare delle gocce che cadono, sente un suono insolito. Si ferma per capire di che si tratti, tende l’orecchio e aguzza lo sguardo. È un gatto microscopico che sembra siamese, acquattato contro un gradino, fradicio e spaventato. Sofia dimentica l’inerzia e si attiva. Lo avvicina cauta, lo asciuga come può, lo protegge con la giacchetta leggera che indossa. Sembra un gatto di casa, pasciuto e forse di razza. Non può aver fatto troppa strada. Inizia la ricerca dei proprietari. Suona ai campanelli, mostra il micio, chiede.

«È solo un gatto» dice una signora. Certo che è solo un gatto. E Sofia lo dice, senza ironia. Ma chi lo ha voluto, lo starà cercando. Magari ci sono un bimbo o un’anziana, una famiglia o una persona sola che si domandano dove sia finito. Certo che è solo un gatto, ma tutto è «solo un qualcosa» se lo spogli della rete di affetti, relazioni, attività che lo circonda. Persino le persone sono «solo uno che passa» o «che non ho mai visto prima». Tutto questo almeno fino a che non vedi in quella vita muta un pezzetto del più grande insieme che dà identità, calore, senso. È quello che Sofia cerca. E credo che tutti noi dovremmo cercare lo stesso. Per non finire noi a essere «solo qualcuno che non ci ha fatto caso». E ogni tanto fate un po’ di movimento, che fa bene. Ah, il gattino ha ritrovato casa. Si chiama Pancotto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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