Yunus, nuova speranza per il Bangladesh

Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace nel 2006, ha giurato come Chief Adviser dopo che il Presidente del Bangladesh ha sciolto il Parlamento a seguito di settimane di disordini e oltre 400 morti. Un ruolo primario è stato assunto dal movimento degli studenti che ha costretto alla fuga la premier Sheikh Hasina e ha spinto per rimettere in libertà il leader dell’opposizione agli arresti domiciliari dal 2018.
«L’Effetto Yunus» dunque come una speranza democratica per il Bangladesh visto che guiderà un governo di garanzia per 90 giorni fino alle elezioni che lo facciano ripartire nella concordia. Va tuttavia detto che il governo di Hasina al potere da 15 anni aveva dato una sterzata alla crescita del Bangladesh, tra i paesi più poveri del mondo fino a due decenni or sono con una popolazione di oltre 170 milioni di persone e una età media di 28 anni (Italia a 48 e Ue a 45), ma «scivolata» su una legge inaccettabile di «riserva di posti» nei concorsi pubblici (del 30%) che ha infiammato le proteste studentesche in quanto percepita come una «tassa iniqua sul loro futuro».

Di fatto indicatore del livello endemico di corruzione consolidato dal regime di Hasina che andava a colpire proprio i neolaureati o diplomati e i 18 milioni di giovani disoccupati di un paese in forte crescita. Infatti, secondo la World Bank, il paese in soli 12 anni ha triplicato il Pil pro-capite con 25 milioni di persone uscite dalla povertà assoluta in solo tre lustri. Ma una crescita che si è poi rivelata squilibrata e inquinata da un sistema di potere corrotto con accessi asimmetrici alle risorse a favore degli aderenti al partito della premier, diffondendo livelli endemici di diseguaglianza in termini di povertà relativa e poi esplosi nelle ultime settimane per la «legge ingiusta» sul pubblico impiego. Dunque avendo compresso i livelli di democrazia e di partecipazione, silenziando (e spesso imprigionando) esponenti delle opposizioni e della stampa libera e dunque degenerando in un regime autoritario ed elitario.
Fortunatamente l’esercito si è «schierato» con la democrazia da dove si dovrà ripartire. Da qui Muhammad Yunus dovrà infatti ripartire ripristinando innanzitutto un clima di pace e dialogo, rimettendo il paese sul binario di una modernizzazione condivisa a partire da elezioni libere entro i 90 giorni del suo mandato. Un governo di transizione e rilancio di un paese estremamente giovane e con enormi potenziali di crescita per l’intera area se rinasceranno condizioni di coesione e dialogo. Il resto sarà nelle mani dei milioni di giovani istruiti e meno istruiti che aspettano di dare un contributo attivo alla riduzione di diseguaglianze ancora troppo forti costruendo una moderna democrazia con una robusta rete istituzionale di poteri bilanciati a sostegno di un futuro Governo democratico nella condivisione, legalità, trasparenza e legittimità.
Chief Adviser of the Interim Government Professor Muhammad Yunus on Wednesday asked the country's garment manufacturers to help rebuild the nation after 15 years of plunder by the dictatorship of Sheikh Hasina. pic.twitter.com/cPdS5TuqDP
— Chief Adviser of the Government of Bangladesh (@ChiefAdviserGoB) August 14, 2024
Certo di aiuto saranno le competenze e la saggezza (oltre alle relazioni internazionali con le massime istituzioni globali) di un uomo come Muhammad Yunus che fu definito il «banchiere dei poveri» per le sue proposte rivoluzionarie connesse al micro-credito realizzate con la rete diffusa di Grameen Bank della quale è fondatore e ramificata in tutto il mondo anche con la Fondazione Grameen America per esempio. Istituzioni di credito per microprestiti che si sono diffuse anche fuori dal Bangladesh di realizzazione pratica di idee di supporto di credito a tassi nettamente inferiori a quelli praticati dai paesi in via di sviluppo e di grande aiuto soprattutto per la promozione del lavoro femminile domestico (da una macchina da cucire, ad un piccolo generatore di corrente o ad un pannello fotovoltaico, fino ad un computer), quale chiave strategica per fare ripartire il paese alzando il tasso di attività femminile e giovanile per portarlo fuori dallo sfruttamento. Un progetto pratico per il quale è stato invitato da almeno due decenni in tutto il mondo a spiegarne successo e limiti, ma di fatto costretto ad andarsene dal Bangladesh proprio dalla persecuzione intentata dalla ex premier Hasina e ora fuggita in India.

Si può allora comprendere perché il giorno della fuga di Hasina sia stato definito da Yunus la «seconda guerra di indipendenza» dopo quella di secessione dal Pakistan del 1971. Inizia una nuova era di modernizzazione per tutta questa popolosa regione del pianeta e probabilmente capace di influire anche sui due paesi confinanti e storicamente in conflitto come India e Pakistan.
Il Bangladesh riparte con il «banchiere dei poveri» perché possa essere anche un «banchiere per tutti», promuovendo, coinvolgendo e includendo con mezzi e infrastrutture innanzitutto per alzare i livelli di istruzione media e leva di partecipazione ai mercati del lavoro della grande risorsa preziosa di questo paese: i giovani e le donne e tra questi mobilitando laureati e diplomati nel traino dell’intero paese con una crescita che sia anche sostenibile. Una finestra di pace, inclusione e convivenza che si spera possa rimanere aperta come opportunità per un’area di grandi turbolenze multietniche e geostrategiche nella democrazia come antidoto alle ancora troppe povertà (materiali, immateriali e spirituali).
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