Shoah e memoria: l’ombra lunga dell’Olocausto sui conflitti di oggi

I testimoni diretti diminuiscono anno dopo anno: il pericolo reale è l’oblio selettivo
Il campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia
Il campo di sterminio di Auschwitz, in Polonia
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Il potere della memoria e l’urgenza dell’attualità. L’anniversario a tutto tondo, ottanta anni, della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, lager simbolo dell’Olocausto nazista, è stata l’occasione di ripetere che l’orrore della Shoah non si deve ripetere, proprio quando si teme che l’intreccio delle guerre e violenze mondiali possa riproporla sotto altre sembianze.

La pattuglia dei testimoni diretti si assottiglia inevitabilmente, per questioni anagrafiche, anno dopo anno e crescono quanti vogliono interpretare il Giorno della Memoria con i personali occhiali di oggi. La ricorrenza cade una volta l’anno, le vicende si dipanano giorno dopo giorno, redistribuendo torti e ragioni. Non a caso la senatrice a vita Liliana Segre chiede che il ricordo sia ogni giorno, proprio perché è preoccupata che la memoria venga smarrita, ridotta a qualche riga sui libri di storia, piegata alle priorità dei tempi nuovi. Mentre il mondo si ritrovava ad Auschwitz il premier ebraico Benyamin Netanyahu era accusato dalla Corte dell’Aja di essere un massacratore di palestinesi. Alla stessa Segre veniva rimproverato di essere ebrea e per questo inaffidabile. Persino la comunità ebraica si divideva sulle critiche all’Anpi sull’utilizzo della parola genocidio per il conflitto a Gaza.

Inevitabile il soppesare parola per parola le dichiarazioni di Giorgia Meloni sulle complicità del fascismo con il nazismo e la sostanza delle azioni concrete per contrastare il rinascente antiebraismo, prima di tutto marcando la distanza da nostalgie degli estremismi dii una destra nostalgica dalla volontà non rinunciataria. Così pure suscitano preoccupazioni le scelte di Trump per contrastare l’immigrazione clandestina e dare costrutto all’idea dell’America agli americani usando le maniere forti, minacciando guerre commerciali e azioni militari. La tecnodestra è scelta politica od usa la politica, per imporre le sue logiche dittatoriali a qualsiasi sia il governo? Può usare una sinistra disorientata?

La memoria, come deposito di esperienze da non ripetere o che fanno scuola, da chi viene utilizzata? Proviamo a scandagliare questi ottanta anni di politica nazionale e scopriamo che chi li rilegge lo fa soprattutto per indirizzare a proprio uso e consumo l’oggi.

Anche la memoria affidata ai libri è di parte: documenta che ha ragione chi apre la strada agli uni piuttosto che agli altri. Sarà per questo che crescono le autobiografie: chi agisce vuole dare personalmente l’interpretazione storica delle sue azioni. Guardiamo l’impegno di Papa Francesco a narrare la sua vicenda umana per spiegare ciò che fa per il futuro prossimo della sua Chiesa. La memoria lunga non può non evidenziare i ricorrenti genocidi e i meccanismi che portarono qualcuno ad essere carnefice ed altri vittime.

Per periodi brevi o lunghi secondo le circostanze date. Una guerra mondiale a pezzi, che si apprestano ad essere riunificati in un contesto complessivo, ha ragione Liliana Segre a paventare che voglia archiviare quell’olocausto per scriverne uno nuovo, con un diverso nome. Magari ordine mondiale pacificato.

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