Il galeotto Sarkozy e la scelta dei leader nelle democrazie

Plastica rappresentazione, in queste settimane, del «mal francese», come un grande e controverso intellettuale titolava un libro di successo di molti anni fa (e ogni riferimento non è puramente casuale). Protagonista Nicolas Sarkozy, ieri ad una nuova puntata della sua tragicommedia. Che però segnala un problema strutturale della Francia e delle democrazie contemporanee.
L’ex presidente è uscito di prigione e sconterà la sua pena – in attesa peraltro del secondo grado di giudizio – in libertà vigilata, sempre sotto lo sguardo attento della consorte, co-protagonista della carcerazione più glamour della storia contemporanea.
Certo questa storia sarebbe stata superata come eco mediatica da quella rischiata dall’attuale inquilino della Casa Bianca nell’intervallo tra i due mandati, se le diverse iniziative giudiziarie avessero avuto esito. E comunque si presta ad alcune considerazioni un po’ più strutturali.
Nicolas Sarkozy a quitté la prison de la Santé ce lundi. →https://t.co/nvGPtdeGf2 pic.twitter.com/mJ4t59Nv4Z
— Le Figaro (@Le_Figaro) November 11, 2025
La prima è proprio a proposto del «mal francese», un caso da manuale del ciclo vizioso, cioè della rincorsa legittimazione-delegittimazione che sembra attanagliare molti sistemi contemporanei. L’arroganza nell’esercizio del potere - qui certificata anche in sede giudiziaria - comporta conseguenze pesanti nel momento in cui il potere, così come è inevitabile, passa, aprendo una voragine anche nella credibilità stessa delle istituzioni. L’esito di delegittimazione così dal singolo soggetto e dalle sue personali responsabilità si ripercuote sul sistema. È il processo di corruzione delle democrazie.
Che parte proprio dal vertice, ovvero dalla dignità del capo dello Stato. La Quinta repubblica veniva definita dal suo fondatore una repubblica monarchica. Oggi tuttavia non è più sostenibile l’antica massima che in inglese suonava «the king can do not wrong», e in latino, sempre facile facile, «rex non potest peccare». Per questo l’arresto di un ex capo dello Stato è una importante notizia. Perché, siccome oggi per fortuna, almeno in linea di principio, tutti sono uguali di fronte alla legge, non si possono dare privilegi di sorta.
L’unico modo di rispettare l’antica massima e dunque tutelare le istituzioni è vagliare la qualità della leadership. Proprio per evitare, come dimostra il caso Sarkozy, che episodi come questo altro non facciano che alimentare il circuito della delegittimazione, così vivace in Francia con lo sviluppo degli opposti radicalismi politici.
E allora, qualunque sia l’esito delle vicende del galeotto più glamour della storia recente, la conclusione provvisoria che possiamo trarre è che siamo di fronte ad un crescente, sempre più strutturale problema di qualità.
Ma se non vale più l’antica massima «il re non può sbagliare», un sistema politico, la democrazia deve tutelarsi in sede di selezione. Dei leader e della classe dirigente. L’azione penale infatti segnala ma non risolve i problemi. Il problema è ora più chiaro, ma nello stesso tempo le soluzioni non sembrano a portata di mano.
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