Regno Unito, Farage e Musk le grane per il governo Starmer

Se l’Italia si è lasciata alle spalle un 2024 tutto sommato positivo, con una economia in appena discrete condizioni, lo stesso non può dirsi per il Regno Unito, dove il nuovo governo laburista di Keir Starmer, dopo aver vinto a mani basse le elezioni dello scorso luglio, è duramente criticato. Starmer si è giustificato sostenendo che le difficoltà incontrate nell’azione di governo dipendono dall’eredità lasciatagli dai conservatori; e all’inizio di dicembre scorso ha reso noto il suo piano in sei punti per rilanciare l’economia e la società britanniche (Plan for Change).
Egli ha assicurato che il governo farà di tutto affinché, alla fine del suo mandato, gli standard di vita in ogni parte del Regno Unito siano innalzati, per dare ai lavoratori più soldi in tasca entro un sistema finanziario sostenibile; siano costruite 1,5 milioni di nuove case e accelerati i piani per 150 importanti progetti infrastrutturali necessari all’economia del paese; siano riviste le liste di attesa per le visite mediche affinché il 92% dei pazienti in Inghilterra riceva un trattamento sanitario entro le 18 settimane; sia di ripristinato l’agente di quartiere nelle città più importanti; siano date le migliori opportunità scolastiche ai bimbi affinché possano formarsi al meglio nei loro primi anni di vita; il Paese produca più energia elettrica sia possibile da sé, per proteggere i contribuenti e che essa sia energia pulita al 95% entro il 2030.

Il Regno Unito deve augurarsi che i laburisti riescano in questo programma e, così, possano placare il malcontento diffuso nella società, che potrebbe alimentare posizioni politiche estremiste. Il Paese ha una invidiabile tradizione di bipolarismo, formatasi nei secoli e mai a oggi scalfita. Lo stato di profonda crisi in cui versa il partito conservatore locale, però, sembra aver aperto una finestra di opportunità per una nuova formazione estremista, lo Reform UK, guidato da Nigel Farage, politico che ha già provocato danni raccapriccianti con la sua campagna per la Brexit che ha isolato il paese rispetto al continente europeo e lo ha reso fragilissimo in ambito internazionale.
Alle elezioni del luglio scorso, il partito di Farage è entrato in parlamento con 5 seggi e ha dato il via a una campagna di delegittimazione del governo Starmer condotta con mezzi spesso scorretti. In aiuto di Farage è giunto di recente Elon Musk, il multi-miliardario sudafricano naturalizzato statunitense, che negli ultimi tempi pare volersi accreditare quale sostenitore di personalità o formazioni politiche estremiste (Donald Trump negli Usa, Alternative für Deutschland in Germania, o, appunto, Farage in Gran Bretagna): Musk ha promesso copiosi finanziamenti per Reform UK al fine di aiutarlo a vincere elezioni politiche che, a suo dire, dovrebbero essere indette da Carlo III immediatamente o quasi.
Dovrà essere compreso, nelle prossime settimane, quanto l’opinione pubblica britannica, orgogliosa e gelosa della propria tradizione politica di stabilità e bipolarismo, possa ben accogliere simili ingerenze da parte di un soggetto esterno al paese.
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