Quei rintocchi della cattedrale del cuore cui prestare ascolto

La Cathédrale Engloutie, prima ancora che un famosissimo Preludio di Debussy è un antico e affascinante mito bretone che narra la storia di questa città, chiamata Ys, che in un’epoca sconosciuta viene sommersa dal mare, come Atlantide. La leggenda vuole però che in certe giornate di tempesta, dai fondali marini, si intravedano le guglie della sua cattedrale e nei giorni di calma, fra le nebbie mattutine ed il movimento lento delle onde, si senta salire, dagli abissi, il suono delle sue campane. Perché ne parlo? Perché non c’è coppia rancorosa, rabbiosa, devastata dal conflitto e dal fallimento della relazione e dalla necessaria trasformazione che non faccia emergere, nella stanza, improvvisamente, la sua piccola, personalissima, Cathédrale Engloutie.
La vedi venire a galla e farsi luce dentro al bagliore dello sguardo, in un fuggente lampo di tristezza che addolcisce i lineamenti tirati o le pieghe rabbiose del viso, oppure dentro alla trasparenza gonfia e luccicante di una lacrima che cerca l’ultimo volo in caduta libera. È il canto struggente della cattedrale dell’amore sepolta dal tempo e dalla realtà che tutto divora. È bello e triste cogliere questi bagliori sotterranei ma un bravo Mediatore li trasformerà in un isola temporanea sulla quale fermarsi a sostare nel conflitto per riconoscersi di nuovo e prendere coscienza che la relazione finisce ma le responsabilità genitoriali restano.
Il Mediatore, con fermezza gentile, ancorerà i mediandi su questo spazio sicuro a partire dal quale costruiranno, insieme, mattone su mattone, ponti di possibilità, che riconducano tutti ad una serena condivisione dei compiti essenziali per la futura sopravvivenza dei figli. A volte non riesce.
Non tutte le mediazioni hanno esito positivo perché non tutti i conflitti sono adatti o maturi per la loro risoluzione. Soprattutto quando la mediazione viene scelta dai legali con gli stessi intenti strategici del giudizio.
I mediandi risultano frettolosi, oppositivi, non interiorizzano le regole, spesso perdono il self empowerment in quanto costantemente nevroticamente etero diretti (dai loro avvocati). Colpe e torti la fanno da padroni, rabbia e chiusura del dialogo anche. In questi casi la mediazione, che prospera sulla volontarietà, va chiusa. Va detto che nessuna mediazione è mai fallimentare o chiusa per sempre. Non lo pensa il mediatore, non lo devono pensare i mediandi.
Di solito anche nei pochi incontri iniziali, semi di trasformazione vengono sparsi dentro l’anima dei mediandi ed è accaduto spesso che attecchiscano anche dopo tanto, tanto, tempo. Insomma, c’è sempre una cattedrale sommersa in fondo al cuore di tutti noi ed i suoi rintocchi, nei momenti di tempesta e quando la nebbia del dolore offusca la mente e cancella le tracce del cammino, richiamano l’anima al suo antico progetto. Occorre solo prestarvi un po’ di attenzione, allungare l’orecchio, facendo prima un grandissimo silenzio dentro e fuori di noi. Ogni cosa a suo tempo.
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