Opinioni

Protesta della gru, da allora sbarchi in crescita ed Europa blindata

In quindici anni le politiche governative hanno cambiato le sigle dell’accoglienza e ulteriormente complicato la messa in regola
I protestanti sulla gru nel 2010 - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
I protestanti sulla gru nel 2010 - Foto New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
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Dopo quindici anni è cambiato il mondo. Nel 2010 la protesta sulla gru di undici migranti in attesa del permesso di soggiorno ebbe un rilievo nazionale e lanciò una nuova forma di mobilitazione. A Brescia undici stranieri salirono su una gru per protestare contro le politiche dell’allora governo Berlusconi, con ministro dell’Interno Roberto Maroni, che aveva reso più difficile il percorso per ottenere il permesso di soggiorno.

Quell’esecutivo fu anche il primo a immaginare e mettere in campo i respingimenti in mare (ma anche sulla terraferma, grazie a un accordo con la Libia di Gheddafi). Quella condotta sollevò la veemente reazione dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, che definì illegale quella decisione perché contraria al diritto internazionale. All’Unhcr c’era un certo Antonio Guterres, oggi segretario generale dell’Onu.

Cosa resta di quella esperienza di quindici anni fa? Dopo l’ascesa sulla gru del cantiere della fermata metro di San Faustino, in Italia iniziò la moda della protesta «in altura». Venne replicata da operai di svariate aziende in crisi in tutto il Paese. Una scelta, quella di salire in alto, quasi si volesse emergere dall’anonimato e farsi notare dall’opinione pubblica.

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Protesta della gru, la ricostruzione (dall'archivio storico di Teletutto)

Nel 2010 Brescia era già un laboratorio fortunato di integrazione. La pressione migratoria, che dagli anni Novanta si registrava costantemente con gli arrivi nel nostro territorio, era stata assorbita grazie a un sistema virtuoso di accoglienza tra pubblico, terzo settore e comunità locali. Si potrebbe parlare di un ottimo esempio di sussidiarietà. Ma nel momento di quella protesta la città si divise: la Loggia, guidata dal centrodestra con una forte presenza leghista, si schierò per la linea dura, mentre la mediazione venne affidata alla Curia.

In quegli anni l’allora vescovo di Brescia Monari aveva duramente criticato la Giunta Paroli per aver escluso dal provvedimento del «bonus bebè» le famiglie straniere. E pensare che il fenomeno migratorio non era ancora esploso: nel 2009 erano sbarcati in 31mila e nel 2010 furono solo 4mila. Numeri residuali, se si pensa che dal 2011, con le crisi in Nordafrica, gli arrivi lievitarono a 64.261, e nel 2015 – l’anno della crisi dei migranti in Europa – si registrarono 160mila sbarchi. In quindici anni le politiche governative hanno cambiato le sigle dell’accoglienza e ulteriormente complicato la messa in regola. Anche l’Europa, nel frattempo, ha messo in campo un nuovo regolamento che la sta trasformando in una fortezza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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