Una piccola Manovra per la grande riforma

Si tratta di quella del Terzo settore, travagliata vicenda che si trascina da almeno dieci anni, essendo stata avviata da una legge del 2016
Enti del Terzo settore - © www.giornaledibrescia.it
Enti del Terzo settore - © www.giornaledibrescia.it
AA

Piccola manovra, grandi discussioni. La manovra che tiene banco prevede spostamenti attorno ai 18 miliardi, mentre la spesa pubblica italiana è stimata in 915 miliardi e il debito pubblico sta a 3.071 miliardi. Quindi, manovra che vale meno del 2% del totale. Ma nelle piccole cose si colgono i segnali.

Ed uno di questi indica che una riforma importante finalmente giunge all’approdo. Si tratta di quella del Terzo settore, travagliata vicenda che si trascina da almeno dieci anni, essendo stata avviata da una legge del 2016. Dal primo gennaio 2026, infatti, entrerà in vigore il nuovo regime fiscale e la Finanziaria già ha fatto i conti. Come quasi sempre accade in Italia, la riforma si fonda su nuove (e misteriose) sigle. Da gennaio 2026 basta con le Onlus – acronimo che stava per Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale – e finalmente tutti inclusi nel Runts – brutta sigla che sta per Registro unico nazionale del Terzo settore – che raccoglie gli Ets (Enti del Terzo settore) suddivisi in Odv (organizzazioni del volontariato) e Aps (Associazioni di promozione sociale).

Poi ci sono anche le Is (imprese sociali) che entrano nel Runts, ma in una sezione speciale. E qui ci si ferma, perché l’insieme potrebbe avere effetti labirintici irreversibili. L’elenco prevede 26 aree di intervento. E questo, nella realtà, spiega quanto sia stato complicato mettere ordine con una riforma che aveva l’ambizione (la pretesa) di dare un unico quadro di riferimento ad un mondo assai diverso e complesso per storie, dimensioni e risorse. Per capirci: In Italia ci sono oltre 350mila organizzazioni non profit (dati Istat). Al Runts gli enti iscritti sono oltre 130mila con quasi tre milioni di volontari.

Senza voler ripercorre discussioni, avanzate e ripensamenti, rinvii e ritardi, ora si tratta di cogliere l’importanza del passaggio e le potenzialità che si prospettano. Finora le Onlus, nate 19 anni fa con un decreto legislativo del dicembre 1997, godevano di un regime fiscale particolare per il loro valore sociale. La norma più importante tra quelle che stanno per diventare operative è certamente quella che stabilisce la qualificazione fiscale dell’Aig, ancora una sigla per indicare l’Attività di interesse generale dell’ente, che ne determina la natura commerciale o non commerciale, e di conseguenza il diritto ad un regime fiscale benevolo.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - Foto Ansa/Riccardo Antimani © www.giornaledibrescia.it
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - Foto Ansa/Riccardo Antimani © www.giornaledibrescia.it

Tutto dipende dalla natura delle entrate, se sono o non sono frutto di commercio. La differenza fra Ets commerciali, non commerciali e Imprese sociali (quelle che possono avere dipendenti) comporta differenze importanti per molte imposte quali Ires, Irap, Iva e Imu. Per molte Onlus e cooperative si tratta di decidere, entro fine marzo ’26, se iscriversi al Runts, oppure fare altre scelte. E da qualche giorno è un fiorire di consulenze e simulazioni per valutare il da farsi, e se andare dal notaio per avviare le eventuali variazioni statutarie. Anche perché la normativa nuova prevede un triennio, di fatto fino al 2030, di elasticità per chi opera sulla linea di confine fra commerciale e non commerciale.

Se tutto il resto è nelle mani dei tecnici, che con i cavilli vanno a nozze, il ragionamento generale è invece di elevata importanza. In un contesto di diseguaglianze crescenti, di welfare calante, di una quota significativa della popolazione che fa fatica a cavarsela, di persone sole in difficoltà, di anziani che hanno bisogno d’aiuto costante, di famiglie senza rete di protezione, sono proprio le organizzazioni di volontariato e di impegno sociale che permettono al sistema di reggere. Dare a questa galassia di generosa disponibilità un quadro legislativo chiaro e semplice, senza fardelli burocratici e complicazioni fiscali, è una scelta politica e sociale strategica.

La messa a sistema della collaborazione di tutti, della pubblica amministrazione e della intraprendenza privata, soprattutto se volontaria e convinta, è una mossa che va oltre l’efficienza dei risultati pratici. Probabilmente oggi il volontariato è una delle poche forme di corpi sociali intermedi che credono nel bene comune. Un altro dettaglio legato a volontariato e Terzo settore, che sta nella Finanziaria, riguarda il tetto che lo Stato impone al Cinque per mille, che finora è fissato a 525 milioni. Nonostante i contribuenti con la firma sulla loro dichiarazione dei redditi del 2024, abbiano indicato una quota di 604 milioni, in base al tetto lo Stato ha erogato solo 525 milioni e se ne è trattenuti 79.

Molti enti del volontariato hanno chiesto l’eliminazione del tetto, ma si dice che non sia possibile eliminarlo per ragioni contabili. Ora però l’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà ha ottenuto che il tetto sia innalzato a 610 milioni. Bene, anche se l’aumento è accompagnato dalla richiesta di una revisione dei criteri di ammissione e assegnazione alle erogazioni. In forma riduttiva, si teme.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.