Non solo autonomia: la strada impervia dei referendum

Confermandosi attenta custode degli equilibri inter-istituzionali la Corte costituzionale ha in sostanza disinnescato il fuoco d’artificio referendario. Di fatto ha completato l’iter di ridimensionamento del tema dell’autonomia differenziata, al centro della sentenza del 3 dicembre sulla legge Calderoli. Allora ne aveva cassato parte significativa, oggi ha, coerentemente, salvaguardato il principio costituzionale della autonomia differenziata. Che sembra comunque di fatto avviata a un sostanziale intorpidimento. Quesito «non chiaro», si legge nella nota, «che pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore». Tanto più che, il referendum avrebbe mirato direttamente – non solo nella sostanza, ma anche formalmente – alla disposizione costituzionale, «risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione».
Di qui una reprimenda, a proposito dell’uso dello strumento referendario, in quanto il principio costituzionale dell’autonomia differenziata «non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale».
Di tutta la vicenda, nei due coerenti passaggi presso la Consulta, può essere ritenuta proprio questa conclusione, ovvero l’appello a una cultura e a una prassi costituzionale condivisa, evitando non certo il confronto, il dibattito, il conflitto, ma le sgrammaticature. Che la Corte ha messo in evidenza in entrambe le sentenze sulla legge Calderoli. Si andrà comunque a votare per altri cinque quesiti, su cui la Consulta ha dato via libera, su temi certamente rilevanti nella vita concreta, sociale ed economica, dalla cittadinanza al cosiddetto Jobs act, ma di impatto politico-partitico molto più modesto, su cui peraltro si potrebbe sollecitamente legiferare.
Inammissibile il referendum sull’autonomia differenziata.https://t.co/i9ZWzUG7V0#Comunicato #Referendum #Cortecostituzionale pic.twitter.com/rAurKHc8DL
— Corte Costituzionale (@CorteCost) January 20, 2025
Per cui oggi paradossalmente, grazie allo strumento telematico è facile raggiungere il quorum per la raccolta delle firme, ovvero per proporre referendum, ma resta in salita la strada per la loro celebrazione e soprattutto per poi raggiungere il quorum dei votanti.
Auguriamoci che il richiamo alla grammatica e alla sintassi istituzionale degli undici giudici restati nel palazzo che fiancheggia il Quirinale, porti ora a completare il collegio della Consulta, ovvero a trovare un accordo tra le forze politiche per eleggere candidati con il largo sostegno giustamente richiesto dalla legge.
Sarebbe un segnale coerente con questa sentenza, perché la realtà della contrapposizione non consumi il sistema, ma la dialettica permetta di tenere il tono della vita democratica alto e forte: l’unica strada per istituzioni efficienti, per necessarie riforme condivise e per riattivare così il circuito della partecipazione di noi cittadini.
Francesco Bonini, rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta - Lumsa, Roma
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