Mozambico, Chapo al governo: inizio di mandato tra proteste e promesse

Ha giurato di «adempiere fedelmente alla funzione di Presidente della Repubblica» per i prossimi cinque anni. Daniel Chapo, 48 anni, segretario generale del partito Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico) è il nuovo presidente del Paese dell’Africa australe.
La cerimonia di insediamento, alla quale hanno partecipato circa 2.500 ospiti, si è tenuta nella capitale Maputo, in una Piazza dell’Indipendenza blindatissima il 15 gennaio, in quella che sarebbe dovuta essere una giornata di festa nazionale. Invece, in vari punti della città si sono susseguite le contestazioni della parte di popolazione che sostiene Venâncio Mondlane, il cinquantenne dirigente di Podemos (Partito Ottimista per lo Sviluppo del Mozambico).
Verso mezzogiorno, ora locale, manifestanti con cartelli a sostegno del leader dell’opposizione si sono radunati nei pressi della piazza, gridando «Salvate il Mozambico». Al loro lancio di sassi, la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Gli scontri – secondo Plataforma Decide, piattaforma della società civile per il monitoraggio elettorale – hanno causato sette morti facendo così salire il bilancio a 307 oltre a centinaia di feriti e migliaia di arresti da quando, all’indomani delle elezioni del 9 ottobre 2024, le proteste sono iniziate.
🚨Information note! #MozambiqueProtests#MozambiqueElections pic.twitter.com/Cp6tL6hDVy
— Plataforma_decide (@PDecide23) January 20, 2025
E questo mentre Chapo prometteva di dedicare tutte le sue «energie alla difesa, promozione e consolidamento dell’unità nazionale, dei diritti umani, della democrazia e del benessere del popolo mozambicano. La stabilità politica e sociale è la nostra massima priorità». Si è impegnato a ridurre il numero dei ministeri, a dare priorità alla salute e all’istruzione, e a far sì che «i tribunali siano al servizio del popolo, con indipendenza ed efficienza».
Ha promesso di combattere la corruzione. «Questa malattia ha corroso il tessuto del nostro Stato e del nostro popolo. L’uso abusivo dei beni pubblici, i lavoratori fantasma che succhiano le risorse del popolo, le gare d’appalto organizzate per favorire gli amici, i cartelli che si arricchiscono a costo della sofferenza del popolo. Tutto questo deve finire. Non c’è posto in questo governo o in questo Paese per coloro che mettono i propri interessi al di sopra di quelli del popolo. Combatterò fino alla fine per difendere gli interessi del popolo mozambicano in tutti i settori, pubblici e privati».
Que cada moçambicano seja o maior fiscal deste país, porque esta luta é de todos nós🇲🇿. pic.twitter.com/8irFPq3Xpf
— Daniel Francisco Chapo (@daniel_chapo24) January 20, 2025
Quindi, ha strizzato l’occhio ai giovani, probabilmente nel tentativo di far breccia in quanti stanno protestando. «La mancanza di opportunità non è un destino inevitabile. Creeremo un ambiente in cui i giovani possano investire, aprire attività e costruire il loro futuro. Il nostro obiettivo è aprire le porte della crescita economica ai giovani». Tra i leader stranieri presenti, Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, e il ministro degli esteri del Portogallo, Paulo Rangel.
A Chapo, segretario generale del partito di governo, Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico), il Consiglio Costituzionale (Cc) ha riconosciuto il 65,17% dei voti, una quota rivista al ribasso (il risultato iniziale lo dava al 71%) perché dal controllo sono emerse «irregolarità», anche se non tali da inficiare la vittoria. Frelimo resta così ancora al governo, ininterrottamente da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1975. E i suoi parlamentari dominano anche l’assemblea nazionale composta da 250 seggi, con 171 rispetto ai 43 del partito Podemos.
Ma Mondlane, che secondo il Cc ha ottenuto solo il 24% dei voti, non si rassegna. Dichiaratosi «il presidente eletto dalla genuina volontà del popolo», contesta il risultato perché «frutto di brogli» e chiede il «ripristino della verità elettorale». Egli è forte del bagno di folla che lo ha accompagnato da quando, il 9 gennaio è rientrato nel Paese dopo tre mesi di esilio.
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