Elezioni comunali, il mini-test elettorale fa riflettere i due poli

Marco Frittella
Risultati che fanno sorridere Elly Schlein. La segretaria del Pd ha, infatti, inseguito l’alleanza con tutte le forze della sinistra, dimostrando che insieme si può vincere
Elly Schlein
Elly Schlein
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Non ha torto Elly Schlein di complimentarsi con se stessa per i risultati delle amministrative di domenica e lunedì. Lei insegue «testardamente» l’alleanza con tutte le forze della sinistra e può dimostrare, numeri alla mano, che quando si cammina insieme, si vince. E può portare Genova a simbolo di questa logica politica: Genova che fu perduta per le divisioni del centrosinistra otto anni fa, torna alla sinistra addirittura già al primo turno. La stessa che non è riuscita poco tempo fa a riconquistare la Regione – nonostante lo scandalo della giunta Toti di centrodestra – ancora una volta per i litigi tra i partiti dell’ex «campo largo».

Stessa cosa si può dire di Ravenna, anche se lì c’è certa continuità politica a vantaggio della sinistra. Portando il ragionamento su Matera e Taranto, si può ipotizzare che i candidati del PD che oggi sono in vantaggio sul centrodestra ma vanno comunque al ballottaggio, avrebbero forse strappato la vittoria da subito se avessero avuto l’alleanza con i grillini locali che invece si sono presentati da soli. Quindi queste elezioni riportano in primo piano, e ha ragione la segretaria del PD a rivendicarlo a se stessa, la necessità della costruzione di una coalizione in grado di rappresentare un’alternativa alla destra di governo. Con quale programma (pensiamo solo alla politica estera: Ucraina, Palestina, riarmo europeo...) e soprattutto con quale leader e/o candidato premier è tutto da vedersi.

Ma nonostante le tante difficoltà resta il fatto che se la Gauche nostrana vuole detronizzare Giorgia Meloni deve convincersi a marciare a braccetto. Ci proverà coi referendum di giugno, voluti soprattutto dalla Cgil di Landini ma che sono nello stesso tempo un test affrontato insieme volontariamente da Pd, M5S e AVS. Ci proverà persino con l’organizzazione di un’unica manifestazione nazionale pro-Palestina e anti-Netanyahu se riuscirà a scrivere insieme una motivazione. Certo, più si saldano queste alleanze, più Schlein porta il PD verso sinistra e mette ai margini la sua minoranza interna di riformisti, quelli per capirci che a Bruxelles hanno votato a favore del piano di riarmo europeo (i fedeli della segretaria si sono astenuti) e non ci stanno a parlare di «genocidio» a Gaza. Però in qualche modo la strada è obbligata, come ricorda Matteo Renzi nell’attuale veste di «unificatore».

Quanto al centrodestra, la battuta d’arresto c’è e si vede. Senza voler sopravvalutare un test amministrativo molto parziale con città importanti sì ma non decisive, tuttavia emerge piano piano una dinamica politica che incrina i trionfali sondaggi che vorrebbero la destra meloniana con il vento indiscutibilmente in poppa. C’è di mezzo il logorio del governo – che vale per chiunque – ma pesano anche le divisioni tra alleati, soprattutto per via delle posizioni ogni giorno discordanti di Matteo Salvini – e non sarà un caso che nelle città dove il centrodestra va male, abbiamo visto da una parte i candidati di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, e dall’altra quelli della Lega. Presto si voterà alle regionali, e in regioni importanti. Vedremo come si comporterà l’attuale maggioranza al governo.

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