Il Quirinale è un punto fermo nel grande caos che stiamo vivendo

Recentemente, il Quirinale è stato sottoposto a sollecitazioni e interferenze straniere delle quali non solo non v’era bisogno, ma che appaiono decisamente inopportune e incongruenti, se non insultanti nei confronti non solo del Capo dello Stato, ma anche della Repubblica e del popolo italiano.
Ci riferiamo alle parole minacciose e proterve pronunciate in più occasioni dalla portavoce del ministero degli Esteri russo e di Vladimir Putin contro Sergio Mattarella e all’irrituale quanto irrispettosa richiesta di Elon Musk di andare sul Colle, forse per «vendere» (direttamente al Presidente) Starlink ad un’Italia che in questo momento – a livello di governo – sta prendendo tempo.
Nel primo caso, il Quirinale ha risposto con dichiarazioni ufficiali che hanno confermato la linea di sostegno italiana all’Ucraina e la condanna dell’aggressione e delle atrocità compiute dai russi, che prefigurano uno scenario non dissimile da quello dell’Europa del 1938.
Dichiarazione del Presidente #Mattarella 🇮🇹 a tre anni dall'aggressione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa pic.twitter.com/FDzGie5tq7
— Quirinale (@Quirinale) February 24, 2025
Nel secondo, dagli ambienti del Colle si è fatto sapere ciò che era già noto: gli accordi commerciali si stipulano con i governi. Non si va dal Presidente della Repubblica per scavalcare la maggioranza e firmare contratti. In altri paesi, con diversi sistemi istituzionali e magari con una certa tendenza a far valere la legge dell’amicizia e del far west, tutto è possibile; certo, non da noi.
In questi due episodi, il primo ha provocato una reazione non del tutto unanime di condanna alle parole della portavoce russa (qualche partito si è sfilato o ha risposto in modo sfumato, non a caso) che è sfociata in un richiamo all’ambasciatore ma non in una mozione delle Camere che avrebbe alzato un muro a difesa della dignità dell’Italia contro le ingerenze di potenze straniere imperialiste; il secondo, invece, è stato un po’ derubricato, anche se c’è ancora qualcuno che invita scriteriatamente il Presidente a incontrare Musk, per creare di fatto «la merchant bank» del Quirinale.

Il problema sollevato da questi due casi è, da un lato, la completa mancanza di rispetto nei confronti del ruolo del Capo dello Stato, che ha funzioni arbitrali (distinti, quindi, dall’Esecutivo) e che inoltre, guidando il Consiglio supremo di difesa, si può ben esprimere nelle sue esternazioni e nei suoi discorsi ufficiali indirizzi di politica estera che sono espressione della volontà delle istituzioni e dello Stato; dall’altro, ci si rapporta col Capo dello Stato, minacciandolo o chiedendogli incontri inopportuni, come si farebbe in un bar o nel circo che è diventata in questi ultimi anni la politica. Non dimentichiamo che anche taluni esponenti di partiti italiani hanno, in un passato più o meno recente, apostrofato il Capo dello Stato in modo irrispettoso o ne hanno proposto l’impeachment, dimostrando che ormai anche il Quirinale può essere tirato in ballo nella dialettica di tutti i giorni, strappando il Presidente al suo ruolo al di sopra delle parti, rischiando di ledere gravemente il quadro istituzionale.
Tutto questo, proprio in un momento in cui Mattarella è l’unico che ha il coraggio (e il dovere istituzionale, va aggiunto) di tenere ferma la linea dell’Italia così come peraltro è stata anche espressa da Governo e Parlamento. Oggi, nella maggioranza come nell’opposizione ci sono tre linee di politica estera: una legata all’appartenenza euroatlantica (più cauta la Meloni, più decisi Tajani, Calenda, Bonino, Renzi e i riformisti del Pd), una decisamente pro-Trump e antieuropea o euroscettica (Lega, M5s) e una ondivaga (Schlein).
Al momento di votare in Aula la maggioranza di Governo si ricompatta sempre, perché «primum vivere», perciò almeno sul piano pratico non cambia nulla. Ma, di fronte a due coalizioni che sono oggettivamente eterogenee e divise, solo il Capo dello Stato può assicurare la sintesi, tanto più che il Quirinale è di gran lunga l’istituzione più amata e rispettata dagli italiani. Un rispetto che si richiede anche a qualcuno che, all’estero, forse non ha piena contezza della nostra sovranità e del ruolo del Colle nel sistema istituzionale. Nel grande caos che stiamo vivendo c’è, per fortuna, un punto fermo, rappresentato dal Capo dello Stato.
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