Il Quirinale è un punto fermo nel grande caos che stiamo vivendo

Negli ultimi tempi il Capo dello Stato ha ricevuto sollecitazioni estere a volte inopportune, ma in questo momento è l’istituzione che assicura sintesi e fermezza
Sergio Mattarella il 17 marzo 2025 nel giorno dell'Unità nazionale - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Sergio Mattarella il 17 marzo 2025 nel giorno dell'Unità nazionale - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Recentemente, il Quirinale è stato sottoposto a sollecitazioni e interferenze straniere delle quali non solo non v’era bisogno, ma che appaiono decisamente inopportune e incongruenti, se non insultanti nei confronti non solo del Capo dello Stato, ma anche della Repubblica e del popolo italiano.

Ci riferiamo alle parole minacciose e proterve pronunciate in più occasioni dalla portavoce del ministero degli Esteri russo e di Vladimir Putin contro Sergio Mattarella e all’irrituale quanto irrispettosa richiesta di Elon Musk di andare sul Colle, forse per «vendere» (direttamente al Presidente) Starlink ad un’Italia che in questo momento – a livello di governo – sta prendendo tempo.

Nel primo caso, il Quirinale ha risposto con dichiarazioni ufficiali che hanno confermato la linea di sostegno italiana all’Ucraina e la condanna dell’aggressione e delle atrocità compiute dai russi, che prefigurano uno scenario non dissimile da quello dell’Europa del 1938.

Nel secondo, dagli ambienti del Colle si è fatto sapere ciò che era già noto: gli accordi commerciali si stipulano con i governi. Non si va dal Presidente della Repubblica per scavalcare la maggioranza e firmare contratti. In altri paesi, con diversi sistemi istituzionali e magari con una certa tendenza a far valere la legge dell’amicizia e del far west, tutto è possibile; certo, non da noi.

In questi due episodi, il primo ha provocato una reazione non del tutto unanime di condanna alle parole della portavoce russa (qualche partito si è sfilato o ha risposto in modo sfumato, non a caso) che è sfociata in un richiamo all’ambasciatore ma non in una mozione delle Camere che avrebbe alzato un muro a difesa della dignità dell’Italia contro le ingerenze di potenze straniere imperialiste; il secondo, invece, è stato un po’ derubricato, anche se c’è ancora qualcuno che invita scriteriatamente il Presidente a incontrare Musk, per creare di fatto «la merchant bank» del Quirinale.

L'azienda Starlink opera per l'Internet satellitare - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'azienda Starlink opera per l'Internet satellitare - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Il problema sollevato da questi due casi è, da un lato, la completa mancanza di rispetto nei confronti del ruolo del Capo dello Stato, che ha funzioni arbitrali (distinti, quindi, dall’Esecutivo) e che inoltre, guidando il Consiglio supremo di difesa, si può ben esprimere nelle sue esternazioni e nei suoi discorsi ufficiali indirizzi di politica estera che sono espressione della volontà delle istituzioni e dello Stato; dall’altro, ci si rapporta col Capo dello Stato, minacciandolo o chiedendogli incontri inopportuni, come si farebbe in un bar o nel circo che è diventata in questi ultimi anni la politica. Non dimentichiamo che anche taluni esponenti di partiti italiani hanno, in un passato più o meno recente, apostrofato il Capo dello Stato in modo irrispettoso o ne hanno proposto l’impeachment, dimostrando che ormai anche il Quirinale può essere tirato in ballo nella dialettica di tutti i giorni, strappando il Presidente al suo ruolo al di sopra delle parti, rischiando di ledere gravemente il quadro istituzionale.

Tutto questo, proprio in un momento in cui Mattarella è l’unico che ha il coraggio (e il dovere istituzionale, va aggiunto) di tenere ferma la linea dell’Italia così come peraltro è stata anche espressa da Governo e Parlamento. Oggi, nella maggioranza come nell’opposizione ci sono tre linee di politica estera: una legata all’appartenenza euroatlantica (più cauta la Meloni, più decisi Tajani, Calenda, Bonino, Renzi e i riformisti del Pd), una decisamente pro-Trump e antieuropea o euroscettica (Lega, M5s) e una ondivaga (Schlein).

Al momento di votare in Aula la maggioranza di Governo si ricompatta sempre, perché «primum vivere», perciò almeno sul piano pratico non cambia nulla. Ma, di fronte a due coalizioni che sono oggettivamente eterogenee e divise, solo il Capo dello Stato può assicurare la sintesi, tanto più che il Quirinale è di gran lunga l’istituzione più amata e rispettata dagli italiani. Un rispetto che si richiede anche a qualcuno che, all’estero, forse non ha piena contezza della nostra sovranità e del ruolo del Colle nel sistema istituzionale. Nel grande caos che stiamo vivendo c’è, per fortuna, un punto fermo, rappresentato dal Capo dello Stato.

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