L’Algeria teme ancora la violenza islamista

Le Presidenziali dello scorso 7 settembre sono state un plebiscito per Abdelmadjid Tebboune. In un’ottica di sicurezza, il governo ha blindato il confine con la Libia
Abdelmadjid Tebboune è stato riconfermato presidente dell'Algeria - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Abdelmadjid Tebboune è stato riconfermato presidente dell'Algeria - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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C’è uno spettro che aleggia sull’Algeria: è quello del «decennio nero», la cui memoria è dura a morire. Il lungo conflitto interno cominciato nel 1992 - data del colpo di Stato militare - e conclusosi nel 2002, intrappolò la popolazione tra esercito regolare da una parte e gruppi fondamentalisti dall’altra. Una vicenda sanguinosa ed efferata che ha registrato 250mila persone ammazzate.

Questa memoria è tra le ragioni che hanno permesso, nel 2019, l’elezione del presidente Abdelmadjid Tebboune, e che probabilmente, lo scorso sabato 7 settembre, ha contribuito alla sua riconferma, praticamente plebiscitaria.

Ma quasi il 95% dei consensi ha fatto storcere il naso agli oppositori, che hanno parlato di repressione e limitazione della libertà di espressione in vista della campagna elettorale. C’è da dire che a una popolazione provata da un passato di violenze, un governo sostenuto dai militari risulta rassicurante, nonostante la contropartita sia un enorme investimento bellico. Il governo intende scongiurare episodi come l’attacco di al-Qaida a Tigantourine, est dell’Algeria, nel 2013, che registrò una quarantina di morti e il blocco dell’impianto di estrazione del gas. Gas che, assieme alle risorse petrolifere, fornisce il 60% del Pil.

Un cittadino algerino alle urne lo scorso 7 settembre - Foto Epa/Mohamed Messara © www.giornaledibrescia.it
Un cittadino algerino alle urne lo scorso 7 settembre - Foto Epa/Mohamed Messara © www.giornaledibrescia.it

Sempre in un’ottica di sicurezza, il governo ha blindato il confine con la Libia. Via tutto ciò che potrebbe dare una svolta islamista al Paese. L’unico partito islamista legale è il Movimento della Società per la Pace, da cui proviene Abdelah Hassani Cherif, uno dei due candidati oltre a Tebboune. L’altro è Youssef Aouchiche, del Fronte delle Forze Socialiste. Ma, a entrambi - come previsto - è andata male: il primo ha ottenuto il 3% dei consensi; il secondo, il 2,1%.

Al voto è andato il 48,03 per cento degli aventi diritto, l’8,3% in più rispetto alle presidenziali del 2019. Alle elezioni legislative del 2021 addirittura aveva votato solo il 23%, evidenziando allora un disinteresse totale della popolazione al processo elettorale. «Nelle scorse settimane, sia tra gli amici algerini in patria che tra gli amici della diaspora ho registrato un rinnovato desiderio di partecipazione - afferma l’imprenditore Kamel Layachi, algerino residente in Italia -. La mia sensazione è che questo presidente piaccia alla gente, soprattutto ai giovani che in Algeria, Paese di 45 milioni di abitanti, sono tantissimi Questo è un bene e anche una sfida. E lo Stato sta lavorando per soddisfarne i bisogni di istruzione, occupazione, case e servizi. Sicuramente, sul fronte dell’istruzione, molti passi avanti sono stati fatti. Nei primi vent’anni di indipendenza, l’80% della popolazione era analfabeta, nei successivi vent’anni la percentuale si era capovolta. Dall’università escono 200mila nuovi laureati all’anno».

Quando Tebboune arrivò al potere per la prima volta, la sua elezione fu favorita dal fatto che il suo predecessore, Abdelaziz Bouteflika, presidente dal 1999 al 2019, aveva portato il Paese alla deriva. Se nel primo mandato era stato capace di riforme e di un piano di rilancio dell’economia, successivamente la corruzione aveva preso il sopravvento. All’annuncio della partecipazione al quinto mandato, ad aprile 2019, il popolo era insorto, dando vita al movimento Hirak. Abbandonato dall’esercito e contestato dalla popolazione, scelse di dimettersi. Tebboune, dunque, si è posto fin dal primo mandato come l’uomo del cambiamento, che favorisce il turismo e gli investimenti esteri.

Oltre a petrolio e gas, l’Algeria è ricca anche di oro, zinco, rame, fosfati, e ferro, tanto da essere l’unico Paese africano a non avere debito pubblico estero. «Negli anni ’90, stretta nelle maglie del terrorismo, l’Algeria fu abbandonata da tutti - riprende Layachi -. Solo l’Italia rimase al suo fianco. Non con le armi, ma per esempio, con un fondo sovrano che garantì all’Algeria l’acquisto di beni. Ecco perché oggi l’Italia rimane partner privilegiato. Il 40% del gas italiano arriva proprio dall’Algeria. Eni e Sonatrach (azienda di stato algerina) stanno lavorando insieme per l’esplorazione di nuove risorse, come l’idrogeno verde. Stanno anche costruendo un viadotto per portare energia elettrica all’Italia, e dall’Italia verso Austria e Germania. Bonifiche Ferraresi, azienda italiana che si occupa di agroalimentare, ha concluso un accordo con il governo algerino per creare un’intera filiera produttiva su un terreno di 36mila ettari. La Fiat ha aperto uno stabilimento nella città di Orano, la Milano algerina. Vi si produrranno fino a 90mila auto all’anno, impiegando 2.000 operai locali».

La premier italiana Giorgia Meloni con Tebboune al G7 di Borgo Egnazia - Foto Epa/Ettore Ferrari © www.giornaledibrescia.it
La premier italiana Giorgia Meloni con Tebboune al G7 di Borgo Egnazia - Foto Epa/Ettore Ferrari © www.giornaledibrescia.it

Ma l’Algeria guarda anche alla Cina, che sta costruendo una linea ferroviaria di 575 chilometri nel deserto del Sahara, al Qatar, la cui società Baladna ha firmato un accordo con il governo algerino per costruire una fattoria destinata alla produzione di latte in polvere, e alla Russia, con cui i rapporti sono sempre stati positivi. Mentre meno interessante è la Francia, l’ex Paese colonizzatore verso il quale l’Algeria prova un sentimento di odio-amore. «Quel colonialismo è stato molto aggressivo - conclude Layachi -. E nel conflitto per l’indipendenza (1954-1962), i francesi non hanno usato i guanti bianchi. In otto anni di lotte partigiane, sono stati uccisi quasi un milione e mezzo di algerini. Eppure, il governo algerino non ha mai smesso di collaborare con la Francia, per sopperire al fabbisogno di tecnici, insegnanti, e per ricostruire strutture ospedaliere e scuole».

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