Opinioni

La biblioteca Monari e il cuore dell’uomo

Don Gabriele Filippini - Canonico del Duomo di Brescia
Intitolata al vescovo emerito, custodisce opere preziose e antichissime, quali le cinquecentine o rarissimi volumi dal XVI al XIX secolo
Il vescovo Luciano Monari in visita alla biblioteca diocesana nel 2015
Il vescovo Luciano Monari in visita alla biblioteca diocesana nel 2015
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È molto significativo che questo giornale, attraverso l’intervista all’editore Giuseppe Laterza, abbia sottolineato che per affrontare il futuro il vecchio libro di carta stampata rimane un mezzo irrinunciabile. Anzi le pagine dei volumi che affrontano le più disparate questioni sono più affidabili dei social che vanno per la maggiore. Ed è molto comprensibile l’appello di Laterza ad una più spiccata sensibilità dei politici nella promozione delle biblioteche. Da qui risulta spontaneo parlare di una biblioteca bresciana, poco citata rispetto alla grande e storica Civica Biblioteca Queriniana, ma non per questo marginale: si tratta della Biblioteca diocesana, intitolata dal 2015 a mons. Luciano Monari, Vescovo emerito di Brescia.

La sede è nella struttura dell’ex Seminario Maria Immacolata di via Bollani e tutto il complesso bibliotecario raccoglie più di 174.000 volumi e un centinaio di pubblicazioni periodiche, dalle riviste di cultura generale a quelle più specializzate su singole discipline. Inoltre si possono trovare facilmente anche raccolte di periodici ormai cessati.

La Biblioteca, che è all’anagrafe delle Biblioteche Ecclesiastiche, è specializzata nelle materie teologiche ma presenta, tuttavia, interessi a tutto campo che la fanno un luogo di attrazione non solo per gli studiosi di teologia o discipline ecclesiastiche ma anche per gli studenti di tutte le discipline, storici, ricercatori…

La Biblioteca Monari era sostanzialmente quella del Seminario diocesano, a sua volta nata dalla fusione dei fondi librari che provenivano dal vecchio Seminario San Cristo e da Santangelo. Vi si possono trovare opere provenienti anche da antichi monasteri soppressi, da complessi monastici o conventuali ormai scomparsi. Per questa ragione la Biblioteca conserva pure opere antichissime, quali le cinquecentine o rarissimi volumi dal XVI al XIX secolo. Inoltre nella Biblioteca confluirono donazioni di biblioteche parrocchiali o di singoli sacerdoti. Ma anche di laici, quali il Fondo Scarpat con volumi di contenuto biblico e esegetico. Il Seminario ormai da un decennio ha fatto dono alla Diocesi di questo grande patrimonio librario e negli ultimi tempi ha continuato ad arricchirsi notevolmente di titoli. Per tutti i fondi giunti in anni recenti ne citiamo solo tre: il Fondo Martinazzoli e quelli intitolati a Laffranchi e Salvetti. La biblioteca del ministro Mino Martinazzoli, infatti, accolta volentieri durante l’attuale episcopato di mons. Pierantonio Tremolada è una miniera per quanto riguarda gli studi giuridici e la letteratura. I due Fondi di don Renato Laffranchi e don Luigi Salvetti, entrambi sacerdoti pittori, sono una cava interessante nell’ambito dell’arte, pittura e scultura.

Ma la Biblioteca Monari, ora affidata alla direzione di don Alberto Donini, non si limita ad accogliere chi desidera consultare libri e riviste, ma fa proposte che fanno da ponte con l’esterno, creano relazioni personali e diffondono cultura, elevando menti e spiriti. La Biblioteca, ad esempio, segnala novità editoriali attraverso un gruppo social che raggiunge centinaia di persone. Ma, soprattutto, promuove incontri e conferenze, riflessioni e dibattiti, sotto il titolo «Dialoghi in Biblioteca».
 

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