Il voto tedesco e il destino dell’Europa

Oggi i tedeschi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Bundestag e stabilire chi sarà il cancelliere che, nei prossimi quattro anni, dovrà guidare la Repubblica federale. Le odierne elezioni federali sono tanto scontate quanto drammatiche. Cadono in un momento di grande fragilità per la Germania: l’economia è al palo e, dallo scoppio della guerra in Ucraina, tre anni fa, è saltata la bussola della politica estera di Berlino, mentre il Paese deve fare i conti con l’avanzata di un movimento politico che, senza dubbio, mostra un’allarmante inclinazione verso valori neonazisti. Una miscela esplosiva che ha, di fatto, paralizzato la politica tedesca e fatto naufragare il governo di coalizione guidato dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz.
Lo stallo tedesco si è tradotto, inevitabilmente, anche in uno stallo europeo, perché, se è vero che la Germania è la potenza guida dell’Unione (non è nemmeno un caso che la presidente della Commissione Europea sia una tedesca, Ursula von der Leyen), è altrettanto evidente che alla crisi di Berlino si è sommato, per un perverso scherzo del destino, un momento decisamente critico anche a Bruxelles.
Dalle elezioni di oggi si attende, forse un po’ ingenuamente, una scossa che rimetta in moto Germania e Unione. Partiamo quindi da ciò che sembra essere già certo. Il prossimo Bundeskanzler sarà Friedrich Merz, il leader della CDU: i cristiano-democratici, dopo una campagna elettorale priva di acuti (con un unico scivolone sulle politiche migratorie), vinceranno le elezioni, ma, con il 30% dei consensi, dovranno cercare alleati per governare (e qui le cose si complicano immediatamente).
Il secondo partito in Germania sarà quasi certamente Alternative für Deutschland (AfD), il cui pezzo forte del programma politico è, oltre ovviamente all’uscita dall’Unione, la «remigrazione dei cosiddetti “tedeschi non assimilabili”» (seconde generazioni e migranti senza permesso di soggiorno). In estrema sintesi: un’allure neonazista e una postura filorussa. Attorno all’AfD, che si attesta intorno al 20% in questi anni, è stato eretto un cordone sanitario: tutti gli altri partiti si impegnano a non votare e a non sostenere le sue proposte di legge. Certo, il sostegno di Elon Musk ha dato grande enfasi al partito guidato da Alice Weidel.
Ci sono poi i socialdemocratici (dati al 15%), che pagano il naufragio politico di questi anni di cancellierato di Scholz, ma che potrebbero diventare i junior partner di una grande coalizione guidata dalla CDU. L’ultimo partito certo di essere al Bundestag è quello dei Verdi, che, pur perdendo – secondo i sondaggi – rispetto al 2021, si salva parzialmente dall’ultima esperienza di governo. Sono invece sul filo dello sbarramento (che in Germania è al 5%): Liberali, la Linke e i rossobruni di Sarah Wagenknecht. Non dovesse farcela nessuno dei tre, la Germania si troverebbe con un panorama politico estremamente semplificato: quattro forze politiche e l’eventualità che la coalizione di governo possa essere composta esclusivamente da CDU e SPD.
Questo, tuttavia, non garantisce quella scossa che tutti auspicano possa provenire da Berlino per rilanciare il protagonismo tedesco ed europeo.
Friedrich Merz, nel corso di questi anni e durante la campagna elettorale, non ha offerto garanzie di essere un uomo del cambiamento. Non si intravede un nuovo paradigma politico (ed economico) che vada oltre quello merkeliano, il quale, per oltre una decade, ha permesso alla Germania di superare le crisi che le si sono parate davanti. Ma accontentiamoci, in tempi oscuri e di difficoltà, di un cancelliere del PPE che ha chiarito di essere anti-Trump, di essere contro Musk (a cui vuole chiedere conto per le ingerenze nella campagna elettorale tedesca), di essere favorevole all’Ucraina e al libero commercio (quindi contrario, in linea di principio, alle guerre commerciali). Difficile dire se questo aiuterà anche l’Unione, che sta vivendo una fase di grande debolezza – non è scontato.
Heute ist ein entscheidender Tag für unser Land. Ich habe soeben in meiner Heimat im Sauerland meine Stimme abgegeben. Jetzt liegt es an Ihnen: Nutzen Sie Ihr Wahlrecht!⁰⁰Mein besonderer Dank gilt den vielen ehrenamtlichen Wahlhelferinnen und Wahlhelfern, die mit ihrem Einsatz… pic.twitter.com/jQKCt8VOjC
— Friedrich Merz (@_FriedrichMerz) February 23, 2025
L’auspicio è che i leader europei, a partire da Giorgia Meloni, abbandonino il tatticismo e l’ambiguità nei confronti di un Trump che si trova maggiormente a suo agio con autocrati come Putin e Xi, e sostengano convintamente il futuro cancelliere tedesco. Si ricordi anche la presidente del Consiglio: se la locomotiva tedesca ricomincia a correre, potrà dare un grosso impulso all’industria italiana e, di conseguenza, alla crescita del nostro Paese. E Brescia ne potrebbe beneficiare, visto che il nostro settore manifatturiero è fortemente interconnesso con il sistema tedesco. Oggi si vota in Germania, ma l’esito coinvolge, per un motivo o per l’altro, tutti gli europei.
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