Opinioni

Gesù nel fiume della storia affida a noi scelte di pace

Diciamo con convinzione, gioia e determinazione che un cristiano autentico sta attento a non smarrire il cuore del Natale
Il presepe in Vaticano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il presepe in Vaticano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Questo giornale il 24 novembre usciva con un articolo intitolato «Natale di luci» e parlava di ben 150 eventi programmati in città in vista delle feste. Ed effettivamente dall’inizio dell’Avvento la città (ma anche la periferia) è un tripudio di luminarie e l’invito ai regali è sempre più suadente.

E anche in tutti i paesi bresciani, dai più popolosi a quelli più minuti, ci si può immergere nella magia di tante luci. Non è certo un discapito che le feste natalizie siano ancora sentite e, per tante ragioni, condivise anche dai tanti stranieri, ormai residenti, provenienti da ben altre tradizioni. Sentire il Natale come festa familiare, occasione di bontà e solidarietà, giorni per ritrovarsi attorno a una tavola ben imbandita, all’ombra di un albero di Natale, magari col presepio e le musiche tradizionali non è certo abitudine da stigmatizzare. Ma non possiamo fermarci alla cornice delle festività natalizie: diciamo con convinzione, gioia e determinazione che un cristiano autentico sta attento a non smarrire il cuore del Natale, a non accantonare il messaggio fondamentale che è la nascita di Cristo Signore.

Ma cosa vuol dire non accantonare il senso della nascita di Cristo? Sono sempre attuali le parole del monaco Bernardo di Chiaravalle, vissuto dal 1090 al 1153, che scriveva: «Venire voluit qui potuit subvenire...». Un latino lapidario e sintetico che potrebbe essere così tradotto: volle venire di persona colui che avrebbe potuto accontentarsi di aiutarci…

Questo significa che Gesù è quel Dio che non si è limitato a donare a una umanità ferita e triste la possibilità di sentirsi salvata e amata, ma Lui stesso è venuto nella storia umana. Sempre affascinante l’immagine dell’umanità che assomiglia a un uomo che sta annegando nel fiume: si può salvare perché uno getta la corda da un ponte oppure perché quella persona stessa si butta in acqua perché la corrente non travolga la vita. Gesù che nasce viene a dirci che Dio non ci ha buttato la corda ma Lui stesso è sceso nel fiume della storia perché sia la vita a trionfare e non la morte.

  • Il Bambinello nel presepe della Loggia
    Il Bambinello nel presepe della Loggia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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E il pensiero della vita più grande della morte porta la mente ai luoghi di guerra, là dove armi sempre più potenti e tecnologiche, seminano distruzioni e morte, purtroppo colpendo anche bambini innocenti, donne, anziani. Non si può non condividere quanto papa Leone XIV ha detto domenica scorsa, dopo aver benedetto le statuine del piccolo Bambin Gesù, portate dai ragazzi e destinate al loro presepio: «Cari ragazzi, davanti al presepe, pregate Gesù anche per le intenzioni del Papa. In particolare, preghiamo insieme perché tutti i bambini del mondo possano vivere nella pace».

Ma perché la storia non ha insegnato molto? Perché gli errori causati da cuori induriti e da disumani poteri continuano ad esserci? Semplicemente perché Gesù è entrato nella storia umana non per cancellarla ma per redimerla, affidando alle nostre mani il compito di elevarci con scelte di pace, giustizia e amore. Seguire Gesù è trovare la salvezza. Seguirne gli insegnamenti ogni giorno con gioia, anche se difficile, vuol dire ritrovarsi più umani, più capaci di costruire la pace e giustizia, più disponibili a seminare speranza.

Buon Natale!

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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