Politica confusa, scelte e coscienza: il tema complesso del fine vita

Oggi alle 18.30, nella Sala Bevilacqua di via Pace a Brescia, l’incontro organizzato dalla Cooperativa cattolico-democratica di cultura
Dibattito aperto sul fine vita - © www.giornaledibrescia.it
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«Vivere il tempo del morire. Curare e prendersi cura della persona nella stagione finale della vita»: è il tema dell’incontro organizzato dalla Cooperativa cattolico-democratica di cultura in programma oggi, giovedì 27 marzo, alle 18.30, nella Sala Bevilacqua di via Pace 10. Interverranno: Alberto Giannini, direttore dell’Unità di anestesia e rianimazione pediatrica degli Spedali Civili; Giada Lonati, direttrice sociosanitaria di Vidas Milano e Luisa Sangalli, medico di Cure palliative.

Tema complesso, dolente e nevralgico, quello del «fine vita», anche perché induce spesso a soffermarsi sui casi estremi, sulle scelte radicali e per loro stessa natura divisive. L’attenzione dell’opinione pubblica viene richiamata soltanto quando l’ennesimo caso giunge alla ribalta della cronaca, il dibattito allora si accende, seguendo le code polemiche in forme man mano più rassegnate. D’altra parte la politica sembra confusa e accodata a dichiarazioni di principio senza approdi concreti. La Corte costituzionale più volte è stata chiamata a pronunciarsi. Di ieri l’ultima udienza, mentre nei prossimi giorni è attesa una nuova sentenza.

Nel 2019 ha tracciato alcuni criteri fondamentali: la patologia irreversibile, la capacità di intendere e volere del malato, l’esperienza di una sofferenza intollerabile, la necessità che il paziente dipenda da trattamenti di sostegno vitale. In questi giorni ha preso in esame la voce dei malati che temono di veder leso il loro diritto ad essere curati, o di essere lasciati soli a decidere davanti al buio del dolore e della disperazione. La Consulta ha più volte richiamato il Parlamento al compito di legiferare sul diritto all’autodeterminazione del percorso di cure nella malattia e il diritto a morire con dignità, attraverso una scelta consapevole. Le Camere erano giunte ad una legge che sembrava avere sufficiente consenso, relatore il bresciano Alfredo Bazoli, ma l’iter venne interrotto dalla fine della scorsa legislatura. Ora un nuovo testo è al vaglio del Senato. Nel frattempo le Regioni si sono mosse, ognuna per conto proprio e con risultati contraddittori: dal Veneto, dove il governatore Luca Zaia è stato fermato da chi sostiene che il compito spetti al Parlamento, alla Toscana che ha promulgato una propria normativa. La Lombardia si è trasversalmente divisa di fronte a un caso recente di suicidio assistito.

La difficoltà a varare una legge è probabilmente la testimonianza che nella società non si è maturata una valutazione condivisa, che le istituzioni e la politica colgono le incertezze e le inquietudini delle persone e delle comunità che rappresentano. Su questo filone si innesta l’iniziativa della Ccdc, che riprende le riflessioni da tempo avviate sul tema del «fine vita» in tutte le sue implicazioni, da quelle mediche a quelle più squisitamente valoriali. L’idea è di offrire la testimonianza di tre medici che ogni giorno affrontano i rapporti con i malati, con le famiglie, e nello stesso tempo concretamente si misurano con la necessità di dare umanità e senso al passaggio finale della vita. L’obiettivo è di allargare l’orizzonte, per cogliere pienamente il valore di una stagione ineludibile, ma non per questo priva di speranza, nella convinzione che anche il tempo del morire possa essere vissuto come un tempo pieno e rispettoso della dignità della persona.

Al tavolo tre medici, con tre prospettive diverse ed esperienze di grande spessore. Alberto Giannini è uno specialista di anestesia e rianimazione pediatrica agli Spedali civili di Brescia, ha coordinato il gruppo di studio per la bioetica della Società italiana di anestesia, rianimazione e terapia intensiva, ha approfondito, anche con saggi, i temi relativi ai processi decisionali di fine vita ed è stato tra gli esperti consultati dal Parlamento nel dibattito sulla nuova legislazione. Giada Lonati è direttrice sociosanitaria di Vidas, l’organizzazione volontaria che da oltre quarant’anni si occupa di assistenza domiciliare ai malati inguaribili. Ha inaugurato Casa Sollievo Bimbi, il primo hospice pediatrico della Lombardia. Sull’argomento ha pubblicato tre saggi: «L’ultima cosa bella», «Biotestamento» e «Prendersi cura». Luisa Sangalli da vent’anni si occupa di cure palliative, prima all’hospice Villa Speranza del Gemelli Medical Center ed attualmente alla Fondazione Camplani. Tre testimonianze per interrogarsi su cure e assistenza, accanimento terapeutico e libera scelta, dolore ed empatia, affetti e lutto. Questioni ardue, urticanti, e spesso eluse, nel nostro tempo che tende a «medicalizzare» l’uscita di scena, quasi la morte fosse solo faccenda clinica, nel tentativo di esiliarla, se non di esorcizzarla.

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