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Il Festival di Sanremo verso la delocalizzazione?

Non accadrà la prossima stagione, ma la Rai sembra pensare a luoghi e nomi alternativi. Anche ragioni politiche dietro una possibile scelta «di destra»
La premiazione di Olly, ultimo vincitore del Festival di Sanremo - Ansa © www.giornaledibrescia.it
La premiazione di Olly, ultimo vincitore del Festival di Sanremo - Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Non nella 76ª prossima edizione (11-15 febbraio 2026), ma in futuro chissà? La Rai telemeloniana starebbe cautelandosi per un possibile futuro Festival-non-di-Sanremo. Unica partecipante e vincitrice al bando pubblico imposto da Tar e Consiglio di Stato per l’affidamento dei Festival 2026, ’27 e ’28, la Tv di Stato non escluderebbe una futura delocalizzazione.

Intanto ha ribattezzato «Festival Giovani» quello fin qui chiamato «Sanremo Giovani» e alla recente presentazione dei palinsesti ha scoperto improvvisamente (l’Ariston ospita dal 1977) «strutture inadeguate» e «scarsi investimenti» comunali. Circolano già pseudo-candidature da... geo-politica ubriaca: la Costiera di Sorrento, Torino, Senigallia, Viareggio, il Gargano, persino Rimini (ma dev’essere daltonismo sull’ingratificabile Emilia-Romagna rossa...). Di certo c’è la registrazione di nuovi marchi eventualmente utilizzabili: Festival Rai della Musica Italiana; Il Festival della Rai; e – ci vuole un po’ d’inglese per dirsi fighi – Italian Song Contest Rai.

Poteva il Moloch acchiappa-ascolti d’ogni stagione tv sfuggire alla destrutturazione della presunta «egemonia culturale di Sinistra»? No. E sottrarre il Festival alla giunta sanremese sostenuta da liste civiche che hanno battuto il Centro-Destra ed è guidata da un sindaco indipendente e un vicesindaco ex segretario generale della Cgil di Imperia, politicamente non guasterebbe.

Del resto, nel bando il Comune chiede almeno 6,5 milioni (circa 1 in più rispetto al passato) e l’1% su tutti gli introiti derivanti dalla pubblicità e sfruttamento dei marchi concessi. Se si pensa che nel 2025 Rai Pubblicità ha setacciato 65.258.000 euro (+8,5% sul 2024), senza contare annessi e connessi, la partita ha il suo rilievo. Il Comune chiede anche la copertura Rai di alcuni eventi locali.

Può succedere di tutto: anche che nessuno disturbi il manovratore facendogli notare che da 75 anni Sanremo è non un luogo, ma un topos della musica e del costume; e un dogma tv dell’immaginario collettivo, tanto che spesso si dice/scrive Sanremo intendendo il Festival. Ma, in fondo, chi potrebbe contestare un Palio di Siena trasferito a Poggibonsi; una Mostra del cinema di Venezia da spostare nella... più economica Mestre; o un Salone nautico di Genova da creativamente riambientare ad Aosta; una 1000 Miglia di Brescia in partenza da Barletta e un Salone del mobile da Milano a Reggio Calabria? Chi?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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