Fare memoria: quale ruolo dovrebbe avere la scuola

Servirebbe uscire dalla tirannia del «programma» per aiutare i giovani a creare continuamente ponti tra passato e presente
Strage di piazza della Loggia, una foto d'archivio colorata con l'AI - © www.giornaledibrescia.it
Strage di piazza della Loggia, una foto d'archivio colorata con l'AI - © www.giornaledibrescia.it
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La recente presentazione dei dati della terza edizione dell’indagine «I giovani di Brescia e la memoria», condotta da Casa della Memoria e realizzata dall’Ufficio statistica del Comune di Brescia e dal Censis, offre lo spunto per riflettere sul ruolo che la scuola può giocare nel mantenere viva la memoria di eventi della nostra storia contemporanea presso le giovani generazioni.

Tre dati dell’indagine meritano in particolare di essere ripresi: a) dei 7mila ragazzi coinvolti frequentanti le ultime tre classi di 47 scuole superiori bresciane, il 60% dimostra di conoscere la data della strage di Piazza Loggia; b) il 50% sa esattamente il numero delle vittime; c) solo il 38% conosce la data della strage di Bologna. Solo in apparenza questi dati possono sembrare sconsolanti. In realtà occorre tener conto che lo studio della storia contemporanea è alquanto assente nei curricula scolastici; nella migliore delle ipotesi ci si ferma alla Seconda Guerra Mondiale.

E questo perché in molti istituti la parte da leone viene svolta ancora dal «programma» così come veicolato dai libri di testo, sebbene i programmi siano stati sostituiti dalle Indicazioni nazionali (per i Licei) e dalle Linee guida (per gli altri istituti) che concedono maggiori margini di libertà ai docenti anche in relazione a quanto previsto dall’autonomia scolastica.

Vi è poi una sorta di ritrosia a trattare eventi della storia recente, nazionale o locale, giustificata dal fatto che si tratta di eventi così vicini a noi che non è possibile interpretarli con il dovuto distacco sul piano storico, oppure perché si rischia di plagiare i giovani in senso politico. Per la verità queste ragioni appaiono alquanto infondate in quanto la ricostruzione storica di un evento o di un fenomeno si base su dati e documenti storici che assumono valenza probante all’interno della restituzione della memoria.

Riguardo al pericolo di plagio ci si dimentica che i giovani esprimono comunque dei loro ideali, manifestano pubblicamente contro i cambiamenti climatici o contro leggi considerate sbagliate, esercitano insomma un ruolo attivo in senso politico e sociale. La scuola potrebbe costituire il luogo ideale per offrire ai giovani gli strumenti adeguati per creare un collegamento tra attualità e storia. Investigare criticamente il presente con gli approcci della ricerca storica vuol dire sviluppare capacità critiche e orientarsi nel presente con maggiore consapevolezza anche sul piano civile.

Per fare questo occorre uscire dalla tirannia del «programma» e aiutare i giovani a creare continuamente ponti tra passato e presente. Non si tratta solo di acquisire conoscenze rispetto al recente passato, ma occorre coinvolgere direttamente gli studenti nello sviluppo di abilità e competenze di tipo storico, attraverso approcci attivi (interviste, ricerche, analisi di documenti ecc.). E d’altro canto la memoria non può essere imbalsamata nei rituali delle cerimonie ufficiali, che pure hanno un loro valore.

Lo storico Giovanni De Luna nel suo libro «La Repubblica del dolore» ha evidenziato che in Italia si ricordano i caduti delle guerre con celebrazioni, riti civili e religiosi, corone, ma spesso non si approfondisce il significato e le ragioni di quelle morti. Sotto questo profilo la Casa della Memoria di Brescia è riuscita in questi anni a non farsi ingabbiare in questa dimensione, ma a proporsi, anche e soprattutto nei confronti della scuola e delle giovani generazioni, come un centro di sviluppo della cultura della storia contemporanea attraverso la cura della memoria.

Se i dati dell’indagine riportati sopra non risultano ancor più negativi lo si deve anche grazie al lavoro svolto nel corso di questi decenni da Casa della Memoria.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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