Con i roghi di Los Angeles anche le polizze assicurative in fumo

Il Fair Plan è messo in seria difficoltà dai danni causati dagli incendi: un dibattito sul senso di costruire in zone segnate da eventi catastrofali
Un incendio in California - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Un incendio in California - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Quattro aprile 1968, alle 18.01, Memphis, Tennessee. Il crepuscolo sta per calare, portando con sé un’aria pesante di attesa e speranze. Un uomo si appoggia al parapetto del balcone del Lorraine Motel. Osserva il cielo virare dal rosso al viola. L’odore dell’umidità del Mississippi si mescola al fruscio dei passi e alle risate che provengono dal cortile sottostante. L’uomo si aggiusta la cravatta con un gesto istintivo, quasi meccanico. Poi, ad un certo punto, un tuono, un singolo colpo, secco e distante. L’uomo si accascia. Martin Luther King verrà dichiarato morto al St. Joseph Hospital alle 19.05.

Uno dei temi su cui aveva combattuto fu quello delle discriminazioni abitative. In particolare, si era concentrato sul redlining, la pratica adottata da banche e compagnie assicurative di non concedere prestiti, mutui o assicurazioni a persone che vivevano in quartieri ritenuti «a rischio», molti dei quali abitati da afroamericani.

In seguito ai tumulti che seguirono la morte di Mlk, in alcuni Stati americani venne istituito il Fair Plan, volto a combattere il redlining. Esso è di fatto un consorzio obbligatorio che comprende tutte le compagnie assicurative che operano in uno Stato per garantire a chi rimarrebbe escluso dal mercato assicurativo tradizionale, una copertura per la proprietà anche in aree considerate ad alto rischio. La sua genesi è connessa alle rivolte del 1968, ma il Fair Plan si è evoluto fino ad includere la copertura assicurativa di aree soggette ad incendi boschivi o altri disastri naturali, altrimenti non assicurabili attraverso il mercato privato puro.

Le assicurazioni private infatti, di fronte all’aumento della frequenza degli eventi catastrofali legati al cambiamento climatico, hanno iniziato ad abbandonare il mercato in alcuni Stati. Dal 2018, più di 1,9 milioni di contratti di assicurazione sulla casa a livello nazionale non sono stati rinnovati. Nel 2023 gli assicuratori hanno perso denaro per le assicurazioni sulle case in 18 Stati americani, più di un terzo degli US. Ciò ha implicato, dove possibile, un aumento dei premi fino al 50%, o una riduzione delle coperture assicurative, o addirittura una definitiva uscita dal mercato.

In taluni Stati, come la California, i regolatori statali hanno calmierato il prezzo dei premi assicurativi, non permettendo agli assicuratori di aggiornarli in proporzione all’aumento dei prezzi delle case ed al crescente rischio climatico. L’effetto è stato un incremento delle perdite. La mancanza di un’assicurazione sulla casa può strangolare l’economia di un quartiere ed è un pericoloso segnale per l’economia statunitense, basata sulla proprietà immobiliare. Le banche solitamente rifiutano di concedere mutui per immobili non assicurati.

Il rallentamento dell’economia che ne consegue può comportare una riduzione delle entrate fiscali e dei servizi sociali di base, come scuola e sicurezza. E qui entra in gioco il Fair Plan: in California centinaia di migliaia di proprietari di case sono passati a questo strumento assicurativo, la cui esposizione è triplicata dal 2020 fino a raggiungere i 458 miliardi di dollari.

 

Di fronte ad un sinistro il Fair Plan utilizza il proprio fondo per coprire il danno. Ma se si verifica un evento catastrofale ed il danno è consistente, il fondo potrebbe esaurirsi. In tal caso il Fair Plan può «fare cassa» attingendo dalle società assicurative private che sono obbligate a partecipare alla copertura. In altre parole, i costi del disastro possono essere socializzati.

Nelle ultime settimane gli incendi di Los Angeles hanno bruciato 151 chilometri quadrati della città, causando la morte di 29 persone e la distruzione di più di 16mila case. All’inizio del mese, JPMorgan ha stimato che gli incendi hanno causato perdite per 50 miliardi di dollari, di cui solo 20 miliardi assicurati.

Il recente incendio di Los Angeles risulta molto distruttivo, probabilmente a causa di anomalie generate dal cambiamento climatico: periodi di forte piovosità che hanno fatto crescere la vegetazione, alternati a periodi di siccità che hanno seccato le piante, favorendone la combustione. I consistenti danni causati dall’incendio stanno mettendo in forte difficoltà il Fair Plan, e stanno riaccendendo il dibattito sul ruolo delle assicurazioni. Il Fair Plan infatti ora scricchiola perché una maggiore frequenza di catastrofi con più elevata magnitudo del danno implica sempre di più il coinvolgimento delle assicurazioni private che, ad un certo punto, al susseguirsi di perdite economiche, decidono di abbandonare gli Stati. Nel contempo le politiche di alcuni Stati di calmierare i premi sono impraticabili a causa del continuo aumento delle perdite.

Pertanto ci si sta muovendo verso alcune possibili soluzioni: permettere l’incremento del premio in funzione del rischio e del valore degli immobili; considerare modelli dinamici che aiutino a prevedere l’evolversi del rischio e non utilizzando, come si fa ancora oggi, modelli basati sugli andamenti passati; favorire l’intervento pubblico o pubblico-privato.

In caso di intervento pubblico è anche giusto che lo Stato imponga il rispetto di linee guide e norme che aiutino a ridurre l’impatto dei danni. Ma c’è ancora un grosso punto di domanda a cui è difficile dare risposta: qual è il massimo livello di danno e rischio che si può assicurare? Se l’impatto degli uragani in Florida continua ad aumentare, conviene gestire il tutto con meccanismi di mercato, aumentando i premi per coprire i sempre maggiori danni, oppure è meglio non costruire più sulla costa, spostandosi nell’entroterra? Esiste un punto di non ritorno oltre il quale non ci saranno più acquirenti disposti a pagare, e lo Stato non riuscirà a sobbarcarsi costi troppo elevati senza raziocinio. Ha senso continuare a costruire in zone martoriate da eventi catastrofali?

Bisogna quindi adottare azioni di adattamento. Tutto ciò, nel contempo, porta ad una riflessione più ampia: l’idea che il mercato non sia in grado di gestire l’aumento di un rischio certifica il fenomeno del cambiamento climatico e ne monitora l’evoluzione. Pertanto, ancora una volta, le soluzioni sono: l’intervento pubblico, l’adattamento e la mitigazione, cioè, in questo caso, la riduzione del rischio. È solamente con l’integrazione di queste tre strade che diventa possibile raggiungere una società differente. Il primo passo è iniziare a sognarla. I have a dream!

Sergio Vergalli, docente di Politica economica, Università degli Studi di Brescia e past president Ass. Italiana Economisti dell'Ambiente

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