Commissione von der Leyen, maggioranza in bilico

Dopodomani il Parlamento europeo sarà chiamato a esprimere il voto definitivo: se l’esito positivo appare scontato, lo stesso non può dirsi sulla composizione della maggioranza
Bis al via per Ursula von der Leyen - Foto Epa/Olivier Matthys © www.giornaledibrescia.it
Bis al via per Ursula von der Leyen - Foto Epa/Olivier Matthys © www.giornaledibrescia.it
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Dopodomani il Parlamento europeo (Pe) sarà chiamato a esprimere il voto definitivo sulla Commissione von der Leyen II. Se l’esito positivo appare scontato, consentendone l’entrata in funzione il 1° dicembre, altrettanto non può dirsi in merito alla composizione della maggioranza. Ciò è la conseguenza di due eventi. Primo, di come si è espresso il popolo europeo nelle elezioni di giugno; secondo, delle diatribe scoppiate tra i partiti della maggioranza (Ppe, S&D, Renew e Verdi) durante le audizioni dei commissari designati. Dalle elezioni è uscito un Pe con gruppi di destra moderata e radicale dal maggior peso. Dalle audizioni una maggioranza ben meno compatta di prima.

I pomi della discordia hanno i nomi di Raffaele Fitto e Teresa Ribera. Il primo per via della collocazione politica, la seconda per come avrebbe gestito l’inondazione nella regione di Valencia. Alla fine, l’accordo è stato trovato: tutto rimane come inizialmente proposto, a meno di qualche aggiustamento marginale per le deleghe del commissario ungherese Olivér Várhelyi.

In sostanza, tutto poteva esser evitato, se non fossero prevalsi istinti della politica per via dei quali problemi di una certa natura vengono scaricati in contesti nei quali non possono trovare alcuna soluzione, ma solo creare divisioni e ferite anche non immediatamente rimarginabili. Nello specifico, questioni della politica italiana e spagnola si sono riverberate a livello europeo. Una volta superate hanno, tuttavia, lasciato tracce affatto positive. Si prefigura, quindi, un quinquennio agitato al Pe, con maggioranze diverse di volta in volta, a seconda della natura del provvedimento da votare.

Un assaggio di ciò lo si è già visto con le votazioni in merito al Venezuela e al regolamento sulla deforestazione. Nel primo caso mentre il Ppe, assieme a Ecr, ha votato per il riconoscimento di Edmundo Gonzales come presidente, S&D non lo ha fatto. Nel secondo, sempre una maggioranza Ppe con Ecr e altri gruppi di destra hanno votato per un sostanziale annacquamento del regolamento sulla deforestazione, nella cui versione (già approvata nel 2023) venivano introdotti vincoli sull’importazione di prodotti, quali caffè, cacao e soia, da zone ritenute deforestate.

Ursula von der Leyen preciserà, ancor più, nel suo discorso di insediamento le linee programmatiche della sua nuova Commissione, in particolare per quanto riguarda le deleghe dei commissari e l’azione assegnata a ciascuno di essi. Tuttavia, gli elementi delle discordie, in seno al Pe ma anche al Consiglio, sono già ben tracciati. Sul fronte interno vi è la competitività, al centro del rapporto Draghi. Il messaggio lanciato è chiaro: per evitare la «lenta agonia» bisogna sfruttare le potenzialità del mercato unico, favorendo gli investimenti privati e investendo in buoni progetti pubblici. Ossia, meno regole e più eurobond, una materia da ampi dibattiti, per dirla cautamente. Ma destinati e divenire ben più caldi quando le decisioni dovranno riguardare l’industria della difesa.

Discussioni ancor più accese sono da attendersi sul bilancio, perché inevitabilmente vi sarà da scegliere tra quanto assegnare al green deal e quanto alla difesa. Aspetto sul quale peseranno sì le decisioni dell’entrante amministrazione Trump, ma inevitabilmente condizionato da quanto i Paesi membri saranno disponibili in tema di contributi al bilancio. Se la coperta sarà più corta, la disputa sul come allocare le risorse sarà più dura.

In definitiva, tra evoluzioni politiche interne (sovranismo versus europeismo) e tensioni geopolitiche in crescita (una eventuale Pax trumpiana non ci esenterebbe da maggiori spese per la difesa/sicurezza), prepariamoci a un quinquennio nel quale all’interno e tra le istituzioni europee la lotta sulle scelte sarà dura. Auguriamoci sia anche bella, traducendosi in maggior benessere e sicurezza per i cittadini europei.

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