Opinioni

Davanti alla tomba della madre, Pasolini e l’amore che non muore

Davanti alla morte della mamma c’è sempre il «bambino», anche se si tratta di un adulto o di una persona avanzata negli anni. La riflessione dalla concomitanza del ricordo dei Defunti e il 50esimo anniversario della morte del poeta
Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna Colussi -  © www.giornaledibrescia.it
Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna Colussi - © www.giornaledibrescia.it
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Quest’anno le festività dei Santi e il ricordo dei Defunti coincidono anche col cinquantesimo della tragica fine di Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, trovato ucciso in forma violenta e brutale al Lido di Ostia il 2 novembre del 1975.

Pasolini poteva pure non essere simpatico a tutti, non tanto per la vita privata ma soprattutto per le sue idee fuori dal coro, non di rado critiche verso la cultura e politica italiana, a sinistra come a destra, ma è innegabile che sia stato un intellettuale alquanto significativo per l’Italia di allora.

Questa coincidenza fa pensare ad uno scritto di Pasolini intitolato «Supplica a mia madre». Si tratta di un’opera di non facile interpretazione che scomoda per certi aspetti la psicologia, incentrando il testo sulla archetipica relazione fra figlio e madre. Eppure nel finale troviamo un verso che va diritto al cuore come una freccia: «Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire».

Pasolini non è «rara avis» in questo. Un film francese della stessa epoca, che parla di una madre vicina alla morte a causa di un tumore, malattia nascosta al figlio per non farlo soffrire, nei titoli di testa fa scorrere la didascalia: «Tutti i figli pensano che la loro madre sia immortale... poveretti, saranno presto delusi».

La madre di Pasolini, Susanna Colussi, non è stata pianta dal figlio ma è lei che ha pianto per la tragica morte di lui. Quella stessa madre che Pasolini volle nel ruolo di Maria nel capolavoro filmico «Il vangelo secondo Matteo».

A quell’epoca qualche critico cinematografico scrisse che lo sguardo colmo di dolore di sua madre nel ruolo della Santa Vergine che piange sul Cristo crocifisso, poteva essere l’anticipo del sofferto dolore di fronte alla prematura e violenta morte del poeta. Ma il verso finale di «Supplica a mia madre» rimane con il peso di tutta la sua verità: infatti se in questi giorni le tombe dei propri cari ci toccano, commuovono, interpellano, senza far torto a nessuno, bisogna pur riconoscere che di fronte alla tomba della propria madre i sentimenti si fanno più intensi, profondi, talvolta lancinanti, carichi di rimpianti e nostalgie. Perché la tomba della propria madre coinvolge di più rispetto alle tombe di altri cari defunti?

Prima di tutto perché, come è stato scritto, davanti alla morte della madre c’è sempre il bambino. Anche se si tratta di un adulto o di una persona avanzata negli anni. Sì, il ricordo della madre ha il potere di cancellare il tempo e lo spazio: riporta indietro negli anni e ci comunica che la vita ha il sapore dell’eternità. Deve essere eterna. In secondo luogo quando si è di fronte alla tomba della propria madre si percepisce che se la radice muore tutto l’albero morirà: il tronco, i rami, le foglie. Se la fonte muore tutto secca e diventa arido. E se da un lato si percepisce il sapore dell’eternità, dall’altro si coglie la caducità dell’umana esistenza, la precarietà del vivere, la brevità degli anni che scorrono sempre più veloci. Ed è subito esame di coscienza.

Poi la tomba della madre, per certi aspetti, viene a dirci che le persone che ci hanno voluto bene, ci hanno stretto fra le loro braccia, ci hanno aiutato a crescere, talvolta anche con certe durezze o correzioni educative, non ci hanno lasciati soli. Continuano a dire «sei sempre prezioso ai miei occhi», anche quando non lo siamo più agli occhi di molti.

Infine non è fuori luogo affermare che sulla tomba della propria madre scocca quasi una scintilla non solo dell’arcano ma pure del divino. Diventa più facile pensare al soprannaturale, a un mondo che supera la nostra esperienza. Ci porta beneficamente in un «oltre». Alcuni scrittori cristiani hanno voluto dire che la Santa Vergine Maria è stata donata all’umanità da Cristo Signore che muore sulla croce. Forse semplicemente per dirci che una Madre c’è sempre per ciascuno di noi. In tutti i luoghi, in tutti i tempi, in tutte le condizioni possiamo avere una Madre accanto.

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