Cesare Trebeschi, integrità e coerenza

Una memoria che vuole essere insegnamento ad affrontare il tempo che ci è dato. Sono usciti gli atti di «Cesare Trebeschi. Giurista, amministratore pubblico, uomo di cultura» curati da Paolo Corsini e Sergio Onger, editi da Scholé, che è un marchio dell’Editrice Morcelliana.
Contiene i contributi di Giovanni Bazoli, Mara Bertagnoli, Silvana Bini, Tino Bino, Giorgio Calderoni, Laura Castelletti, Paolo Corsini, Mario Gorlani, Luisa Nordio, Sergio Onger, Massimo Tedeschi, Stefano Tenca, Marcello Zane e scritti di Cesare Trebeschi. L’intento è di tratteggiarne il profilo pubblico e privato, dove ad emergere sono le virtù dell’intransigenza morale e dell’intelligenza politica e amministrativa.
La sindaca di Brescia Laura Castelletti ha detto: «Oggi, però, non ci ritroviamo qui soltanto perché nutriamo un grande rispetto e una profonda stima nei suoi confronti. Oggi intendiamo raccogliere il suo esempio e il suo insegnamento, perché sentiamo di dovergli molto e intendiamo, parafrasando le sue stesse parole, alzarci e raccogliere le pietre per costruire insieme la nostra città».
Giovanni Bazoli ha sottolineato che «rispettato e stimato da ogni parte politica e culturale per l’assoluta integrità morale e intellettuale, oltre che per l’austerità e la sobrietà di vita, Cesare Trebeschi è stato soprattutto un esempio di rigorosa coerenza tra la fede professata e i comportamenti personali, tra il pensiero e l’azione: una coerenza tale da rendere il suo percorso, in un certo senso, solitario. La sua voce, infatti è stata una delle più nobili ed ispirate che hanno costantemente pungolato le nostre individuali coscienze, anche se è rimasta spesso inascoltata».
Evidenziata «l’importanza decisiva che ha avuto nella sua formazione giovanile l’atroce scomparsa del padre Andrea nel campo di sterminio di Gusen». Nella memoria e nell’eredità paterna «trovano la loro radice le ragioni profonde, di ordine ideale e spirituale, che hanno motivato il suo agire in ogni campo».
Cesare Trebeschi è nato nel 1925 ed è mancato nel 2020. Considerato tra le figure più rappresentative del cattolicesimo democratico, esperto di diritto agrario e di diritto amministrativo, è stato sindaco di Cellatica dal 1951 al 1960, assessore provinciale all’Agricoltura dal 1961 al 1964, presidente dell’Azienda dei servizi municipalizzati di Brescia dal 1970 al 1975, sindaco di Brescia dal 1975 al 1985, presidente dell’Ateneo di Brescia dal 1995 al 2001.
Personalmente ho avuto l’avventura di lavorare per lui, come addetto stampa della Loggia, nella parte conclusiva della sua esperienza di sindaco della città. Posso testimoniare che i contributi raccolti nel volumetto di Scholé non sono frutto della nostalgia per la sua mancanza dalla scena bresciana, che ha privilegiato rifiutando orizzonti nazionali, piuttosto del bisogno, quasi fisiologico, di confrontarsi con la sua testimonianza di vita pienamente vissuta dall’inizio alla fine nella coerenza. Un grazie che suona come richiamo a personali, odierne responsabilità.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
