Il ritorno del Centro e dei Cattolici in politica: il libro di Merlo

Il centro culturale Tommaso Moro propone la presentazione del libro «Cattolici al centro» dell’on. Giorgio Merlo. L’iniziativa si terrà oggi, venerdì 14 marzo, alle 17.30 nella Sala del Camino di Palazzo Martinengo (via San Martino della Battaglia 18), a Brescia. Con l’autore interverranno il senatore Maurizio Gasparri, il senatore Adriano Paroli e l’onorevole Maurizio Casasco, con l’intervento della consigliera regionale Claudia Carzeri. A moderare l’incontro sarà il giornalista Tonino Zana, la cui presentazione del volume pubblichiamo di seguito.
«Cattolici al Centro» è il titolo, molto giornalistico e molto furbo, del libro di Giorgio Merlo. D’Altra parte l’autore è un giornalista, già parlamentare, scrittore e «malato di politica», cioè di quel virus che colpì dieci generazioni dal Sessanta all'Ottanta. «Talvolta», il cosiddetto Centro politico esalta la goduria del vignettista, dell’opinionista, dello specialista del «tira la palla in tribuna» e poi si vedrà. «Talvolta» il Centro è minaccioso, soprattutto sotto le elezioni, quando una parte del Centro collocato a destra o a sinistra declama di andarsene, di ricostituire l’incostituente – fino ad oggi almeno – e infine, «talvolta» rimane la sublime allucinazione degli ex o tardo democristiani. Ascoltateli, più o meno, dentro di loro pregano così prima di addormentarsi: un giorno tornerà, un giorno vedrete, riapparirà il partito grande di Sturzo, De Gasperi, Fanfani, Moro e qui a Brescia torneranno le schiere di Prandini, di Martinazzoli, di Sandro ed Elio Fontana, di Salvi e dell’europeista Pedini.
Giorgio Merlo conosce tutti questi «talvolta» e ne aggiunge altri nel suo libro intrigante, nonostante le complicazioni e le ambiguità della materia. Sa bene la differenza lunare tra il tempo in cui la Dc-Partito Popolare si muoveva un centimetro all’ora e molto fosse immutabile, figlio della sinistra sociale di Donat Cattin, piemontese e coccolino del cavallo di razza che fu definito, al tempo florido della Balena Bianca, un comunista bianco e così tutti i suoi amici. È rimasto amico e devoto a Sandro Fontana, il personaggio più culturalmente acuto della corrente di Forze Nuove, il fautore del passaggio di Berlusconi verso il Partito Popolare Europeo ed è proprio qui che si inserisce, maggiormente, il libro e il convegno di oggi. Se non si stabilisce il contesto storico del Centro, difficile comprendere l’attualità del convegno.
Sintonizziamoci ancora sul Sessantotto: piazze dominate dalla sinistra per almeno tre quinti e dalla destra, con morti e feriti e chiediamoci come mai decine di migliaia di giovani scelsero di vivere la passione, la fatica e qualche volta il ritiro della tessera essendo troppo a sinistra, nella Dc, come gli aderenti alla corrente di Forze Nuove, cioè alla corrente di Donat Cattin, scomunicati giorno sì e giorno no. Questi giovani tolsero acqua al comunismo, aprirono la Dc alle nuove generazioni, governarono, Comuni, Province, Regioni e portarono in Parlamento schiere di trentenni. Giorgio Merlo è uno di questi. Ammette, onestamente, di avere cementato il titolo nel momento del ritorno al dibattito di un Centro necessario e di un ritorno dei Cattolici all’impegno politico.
Conosce bene le insidie nascoste o chiare di un ritorno al Centro e nel suo libro indica gli ostacoli: primo, una legge elettorale che esalta i capi di un partito e le scelte verticistiche, secondo denuncia l’assenza di una selezione della classe dirigente, terzo il deserto della politica sul territorio. In ogni caso rimane convinto di un'implosione di questa destra e di questa sinistra per l’impossibilità di stabilire quotidiane e resistenti mediazioni: la sinistra mostra, ad esempio, dieci posizioni alternative sulla tragedia della guerra e la destra tiene dentro di sé una Lega putiniana e Fratelli d’Italia ha non poche simpatie moscovite. Il Centro, dunque, si costituisce rompendo gli schemi. Modificando la legge elettorale, sperando che «certi centristi finti» decidano di decidere. Giorgio Merlo è convinto che il pane del Centro si fabbricherà con il lievito europeo e costringerà tutti a rivedere comportamenti e collocazioni politiche. Altrimenti, il Centro rimarrà quel «Talvolta». E i Cattolici preferiranno una Messa di più e un convegno di meno.
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