Attacco russo ai cieli Nato, i possibili obiettivi dello zar

L’ipotesi più plausibile è che si sia trattato di una deliberata provocazione: tre potrebbero essere i motivi dietro la mossa di Putin
Il presidente russo Vladimir Putin - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il presidente russo Vladimir Putin - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un altro passo di una lenta ma pericolosissima escalation; un altro spartiacque in una guerra, quella provocata dall’aggressione russa dell’Ucraina, che da subito ha minacciato di espandersi ai Paesi limitrofi, dai Baltici alla Polonia. Questa è stata l’operazione promossa dalla Russia con la ventina di droni che hanno violato lo spazio aereo polacco provocando la prima azione difensiva di caccia della Nato in risposta a un attacco a un proprio membro.

Una provocazione deliberata

Attacco dalla portata assai limitata e dalla valenza precipuamente simbolica. Sul quale sappiamo ancora relativamente poco, vuoi per la disinformazione che sempre accompagna la guerra vuoi per l’opacità che le nebbie di ogni conflitto tendono a generare. L’ipotesi di un errore rimane sul tavolo, ma appare francamente debole visto il numero di droni coinvolti. Pochi per presumere che si volesse davvero infliggere un danno rilevante o per pensare che vi fosse una qualche logica operativa; troppi, appunto, per pensare a uno sbaglio. Se accettiamo queste premesse, allora l’ipotesi più plausibile è che di deliberata provocazione si sia trattato. Perché e con quali obiettivi? Tre paiono essere le risposte possibili, non necessariamente esclusive le une rispetto alle altre.

Militari polacchi recuperano i resti di un drone russo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Militari polacchi recuperano i resti di un drone russo - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Dividere l’Europa

La prima è che Mosca intenda generare una reazione a catena che possa ulteriormente incrinare la coesione di un fronte europeo di suo già diviso. La Polonia reagisce chiedendo l’attivazione dell’articolo 4 del Trattato Nordatlantico («Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata»). Chiede, cioè, di promuovere immediate consultazioni propedeutiche addirittura a invocare l’articolo 5 sulla sicurezza collettiva e, quindi, lo stato di guerra con la Russia.

I principali Paesi europei sono ovviamente solidali con Varsavia, ma sanno bene quanto rischioso sia attivare un meccanismo di non ritorno come questo. E sanno che segmenti ampi e talora maggioritari delle loro opinioni pubbliche tutto vogliono fuorché un diretto coinvolgimento nel conflitto ucraino. Lo stesso segretario della Nato, Mark Rutte, si è espresso in modo per lui inusualmente cauto. Passata l’emozione e l’indignazione, queste divisioni torneranno a manifestarsi e Mosca avrà buon gioco nel denunciare l’isterico bellicismo polacco o baltico, e ad alimentare con la sua propaganda le differenze profonde presenti tra, e dentro, i Paesi europei.

Guerra psicologica

La seconda spiegazione è che Putin stia cercando di capitalizzare sull’assenza e sul disimpegno degli Stati Uniti. Senza i quali qualsiasi seria difesa dell’Ucraina e dei Paesi limitrofi diventa molto complessa. Che lo scopo, qui, sia di esporre non le divisioni dell’Europa ma la sua oggettiva e persistente debolezza militare. Sarebbe un’azione di guerra psicologica, quella intrapresa facendo «suicidare» un po’ di droni sui cieli polacchi. Finalizzata a fiaccare ulteriormente il morale e la fermezza dei Paesi europei.

Dettare le condizioni

La terza, e ultima, spiegazione a questo si collega. Sin dall’insediamento di Trump, Putin ha cercato di proiettare un’immagine di forza e decisionismo con cui sostanziare l’idea che l’esito del conflitto in Ucraina sia segnato; che la Russia non accetterà alcun compromesso al ribasso; che ogni giorno che passa sia un giorno guadagnato per Mosca e perso per Kiev e i suoi sostenitori. Sfidare lo spazio aereo di un paese Nato s’inserisce perfettamente entro questa narrazione di una Russia che, non più contenuta dalla superpotenza statunitense, può permettersi l’inimmaginabile e in ultimo piegare i suoi interlocutori, dettando i termini della pace che eventualmente verrà.

Come sempre in queste situazioni, si dovranno tenere i nervi calmi e l’Europa è chiamata a bilanciare fermezza e responsabilità, risolutezza e cautela. Tutto ciò che le provocazioni intendono indebolire e far mancare.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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