Roncadelle è (da sempre) il paese che amo

Roncadelle è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho appreso la passione per l’orticoltura. Se ho deciso di scendere in campo è perché oggi, dopo gli ori olimpici, tutti si dicono roncadellesi. Troppo facile. Lo sanno che abbiamo quelle splendide montagnette (dove con impianti appropriati in inverno si potrebbe anche sciare) perché siamo stati tra i primi (negli anni Settanta) a ritombare rifiuti senza tante manfrine? Dov’erano i roncadellesi dell’ultima ora quando un negoziante della città ci accusava di essere la capitale europea dei centri commerciali? Purtroppo non era vero (uno smacco per noi che con la Città Mercato siamo stati i precursori della grande distribuzione), ma ricordo ancora l’orgoglio negli occhi sognanti del sindaco di allora, il mio amico Michele Orlando (che andava a scuola con mia sorella). Perché le cose vanno dette. Noi che la fama nazionale l’abbiamo già conosciuta con Gianfranco Rolfi (oggi don), campione al Rischiatutto di Mike Bongiorno e chierichetto al matrimonio dei miei genitori.
La gloria olimpionica è nel solco della grandeur roncadellese. Giovanni De Gennaro me lo ricordo quando veniva all’oratorio, probabilmente gli avrò anche parlato. E Alice Bellandi? Sono da sempre amico di sua nonna Iole, splendida e ironica novantaseienne; non solo, sua zia Nerina era la mia maestra all’asilo. Per non parlare di Anna Danesi, cresciuta a cinquanta metri da casa mia, sicuramente avrà anche mangiato i pomodori del mio orto. Perché ora tutti salgono sul carro dei vincitori, ma c’è chi su quel carro ci è nato.
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