La scarpetta (non di Cenerentola)

L’ineleganza come deplorevole stile di vita
Piatti in un ristorante - © www.giornaledibrescia.it
Piatti in un ristorante - © www.giornaledibrescia.it
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L’eleganza è stata espulsa da questo nostro infausto tempo. Non esiste più un’eleganza estetica, in una società dove l’importante è vestirsi comodi (il popolo del sabato mattina a far la spesa in tuta meriterebbe uno spietato girone infernale come pena eterna), e non esiste più un’eleganza intellettuale/interiore (basta aprire per trenta secondi un qualsiasi social per trovare candidati a bizzeffe per il predetto girone infernale).

Si inserisce in questo nefasto percorso l’ultima moda lanciata nei ristoranti, diventati ormai refugium peccatorum, soprattutto gli stellati: fare la scarpetta nel piatto come momento di consapevolezza che manifesta il proprio impegno contro gli sprechi e quindi per un mondo migliore. Se siete riusciti a non sbadigliare, complimenti. Gli chef più blasonati (tipo quelli che vi fanno pagare 50 euro un uovo sodo perché come lo sodano loro nessuno mai) ora servono appositamente piatti particolarmente sugosi per offrire allo spennato (dal conto finale) cliente l’opportunità di esprimersi al meglio pulendo il piatto con un tozzo di pane.

Una scena che ho sempre trovato raccapricciante, ma almeno quando andavo in mensa con il mio compagno di banco Vittorio lui lo faceva perché aveva una fame incontenibile. Capitava anche che l’oscena scarpetta la intingesse pure nel mio di piatto.

Orrore puro, lo faceva anche alzando leggermente il mignolo. E invece aveva ragione lui, semplicemente era troppo avanti. Lui leccava pure l’interno della tazzina per gustare in pienezza fino all’ultimo granellino di zucchero. Very chic. Prepariamoci, è solo questione di tempo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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