Halloween, le zucche vuote e i crisantemi

Per continuare a vivere con serenità (nonostante tutto), anche nei giorni dei Santi e dei morti
Un bouquet di crisantemi
Un bouquet di crisantemi
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Non mi avventurerò in una intemerata contro la festa di Halloween, troppo facile e in fondo inutile. Se la veemenza che molti commentatori (soprattutto a uso social) riversano contro questa ricorrenza fosse pari a quella verso battaglie ben più importanti, forse il mondo inizierebbe a essere un posto migliore. Una festa pacchianamente commerciale certo, ma che nell’immaginario delle nuove generazioni ha ben più appeal (sempre per parlare di eventi mascherati) del carnevale. E non avventuriamoci a parlare di tradizioni, perché se studiassimo di più scopriremmo fatti inaspettati.

E se una colpa c’è da trovare forse dovremmo guardare dentro di noi, e chiederci come le zucche vuote siano riuscite così clamorosamente a travolgerci. Io personalmente, per arginare l’inarginabile, ho creato una zucca di Halloween a chilometro zero: per quasi sei mesi è cresciuta e maturata nel mio orto. Con mia nonna abbiamo convenuto che dopo l’esposizione con tanto di lumino interno sarebbe diventata materia prima per un ottimo passato. Il passato però è sempre bello e buono solo nel passatismo, ecco quindi che quella povera zucca era sì esteticamente entusiasmante, ma di sapore deludente.

Io in questi giorni addolcisco le amarezze della vita ammirando i crisantemi, che noi scioccamente cataloghiamo (denigrandoli) a fiori dei morti. In altri paesi simboleggiano gioia e felicità, vengono regalati per celebrare le nascite. Ma noi ormai ci confrontiamo, appunto, solo con le zucche vuote.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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