Senza adsl, riscoprire il piacere della carta

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Sono un affezionato lettore del Giornale di Brescia, passato tempo fa al tablet. Una versione digitale che «sfoglio» la mattina prima di andare al lavoro. E subito dopo, siti, informazioni, blog. Sto trascorrendo alcuni giorni di vacanza in una località turistica della nostra provincia (mi consenta di non citarne il nome). Niente linea telefonica (ho affittato un bilocale), niente connessione internet e la chiavetta che non fa il suo mestiere. Le confesso che i primi giorni mi sembrava di impazzire. Sveglio presto (le abitudini sono dure a morire) e niente notizie. E niente mail, niente di niente. Poi al terzo giorno la scoperta. Uscire presto, arrivare all’edicola (i quotidiani arrivano prestissimo!), due chiacchiere con l’edicolante (che ha un sacco di informazione curiose!), il bar sul lungolago e il caffè (meglio di quello della mia macchinetta!). Ovviamente accompagnato dalle notizie. Una (ri)scoperta vera! Certo le vacanze aiutano, anzi sono il fattore decisivo. Ma chiedo e, finisco, quante piccole cose perdiamo con la velocità (necessaria) di questo nostro tempo. Forse basterebbe solo un po’ più di equilibrio.
Un affezionato lettore
 
Sapere tutto per non conoscere nulla. Questo è il rischio vero dell’informazione on line. Nulla contro internet, che è uno strumento di opportunità, ma la realtà cognitiva è fatta di regole non scritte, però preziosissime. L’overdose di informazioni rischia di sprofondarci in una pericolosa tuttologia, dove la conoscenza dei fatti diventa passaparola e non ponderata opinione. La superficialità non porta a nulla di buono e la storia moderna del nostro Paese lo dimostra. Nonostante l’incremento esponenziale dell’utilizzo di smartphone e tablet soffriamo di collettiva mancanza di informazione, almeno rispetto ai nostri vicini di casa, soprattutto rispetto ai tedeschi. In Germania la diffusione dei quotidiani (quelli su carta) e dei libri (quelli su carta) è elevatissima. Eppure parliamo di un Paese che ben prima del nostro ha fatto trovare i 
tablet nelle scuole, conservando però la tradizione di insegnare il calligrafico. Da noi, al contrario, si sta dimenticando un grande retaggio del nostro passato, un insegnamento che ci proviene dal Rinascimento e dall’ossessione nel rispettare e tradurre in pratica il senso delle parole. Non a caso Steve Jobs, nel suo famoso discorso agli studenti della Stanford University, citava come centrale nella sua formazione il corso di calligrafia che aveva seguito. Forse, leggendo con più attenzione, riusciremo davvero a riscoprire che dietro ogni parola c’è una particella di conoscenza e informazione. Forse riscoprendo la «lentezza» anche dentro il ritmo frenetico delle nostre giornate potremmo, ritrovare il gusto della conoscenza che diventa cultura. 
c. v.

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