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Trenord: «Faremo meglio, ma i treni da soli non fanno la mobilità green»

Le previsione al 2032: nonostante l’offerta potenziata i passeggeri non cresceranno di molto
Un treno di Trenord - © www.giornaledibrescia.it
Un treno di Trenord - © www.giornaledibrescia.it
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Nei prossimi dieci anni Trenord potenzierà l’offerta sulle linee Verona-Brescia-Milano, Brescia-Greco Pirelli, Brescia-Parma e Brescia-Edolo, mentre (dopo l’entrata in funzione dell’Alta velocità che libererà la linea storica) la Brescia-Desenzano diventerà una tratta suburbana con fermate frequenti.

Eppure la quota di cittadini bresciani che nel 2032 sceglierà di muoversi in treno resterà praticamente la stessa di oggi, il 15,3% del totale degli spostamenti contro il 14,4% attuale. Adesso oltre il 70% dei viaggiatori (di qualsiasi tipo) usa mezzi privati. Non solo. Il 75% degli spostamenti è di prossimità, entro i 10 km. Dunque, il treno non sarà decisivo per la mobilità green e la transizione ecologica. Ciò che serve è una revisione complessiva del sistema della mobilità.

È questa l’opinione di Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord. Certo, sottolinea Piuri, «dobbiamo migliorare il servizio, ma il problema non è portare il treno ovunque». Si può e si deve renderlo più veloce e competitivo, tuttavia «bisogna fare i conti con la carenza infrastrutturale». La rete dei binari e le stazioni sono di Rfi, non di Trenord. Piuri è intervenuto ieri al convegno «Verso la Capitale della cultura. Bergamo e Brescia sul treno del futuro», promosso a Bariano da Netweek e Trenord. Erano presenti amministratori locali e rappresentanti di categoria delle due città.

Per Brescia c’erano l’assessore alla Mobilità Federico Manzoni, il vice sindaco di Chiari Maurizio Libretti, il presidente di Confcommercio Carlo Massoletti, il vice presidente di Confindustria Paolo Streparava, il docente della Cattolica Marco Meazzini.

Previsioni

Trenord ha messo a punto un modello per simulare i cambiamenti da qui al 2032, tenendo conto delle opere stradali e ferroviarie previste nel Bresciano e nella Bergamasca. Nel bacino di utenza delle 14 linee di Trenord, gli spostamenti giornalieri con origine o destinazione nelle due province sono oggi 720mila, di cui 104mila in treno (il 14,4%). Fra 10 anni, secondo il modello utilizzato da Trenord, saranno 870mila e 133mila (il 15,3%). I dati lombardi sono 2,2 milioni (l’11% la quota di Trenord) e 2,5 milioni (10,8%).

«Ogni punto percentuale di viaggiatori sottratto alle auto e guadagnato dal treno è prezioso e può fare la differenza in termini di qualità della vita in città», ha sottolineato Federico Manzoni. Sottinteso: non ci devono essere alibi perché l’offerta migliori. In questo senso, Piuri ha presentato alcuni dati che riguardano la puntualità sulle linee delle due province. Puntualità. Per quanto ci riguarda, la Brescia-Cremona e la Brescia-Parma restano maglia nera, mentre sensibili passi in avanti fanno la Verona-Brescia-Milano, la Brescia-Bergamo e la Brescia-Iseo-Edolo.

Entro il 2025 Trenord metterà sui binari lombardi 245 nuovi treni, 57 sono già stati collocati, alcuni proprio su linee bresciane e bergamasche. Si tratta di un investimento di 2 miliardi da parte della Regione. Intanto, il treno sta scontando ancora le conseguenze del Covid. I 233mila passeggeri nel novembre 2019 sulle 14 linee bresciane e bergamasche a marzo 2022 erano 170mila.

Alla stazione di Brescia sui 208 convogli giornalieri di Trenord salgono mediamente 8.880 passeggeri contro i 10.189 del novembre 2019. Sulla mobilità c’è molto da fare. «Bisogna ragionare sugli orari di lavoro e sull’organizzazione della vita», ha sottolineato Piuri. «Se continuiamo ad avere i picchi di oggi si può fare ben poco. Abbiamo asset che costano, ma non vengono sfruttati».

Il treno, ha insistito, va «inserito nel sistema complessivo della mobilità». Il confronto è con gli enti locali, le imprese, i cittadini. Va cambiato il modello. «La mobilità di prossimità non può avere come risposta il treno o l’autostrada».

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