Italia e Estero

Superati i 58 milioni di contagi nel mondo. Ora preoccupa l'India

New Delhi minimizza i 9 milioni di casi a fronte di oltre un miliardo di abitanti, ma ora si teme una nuova ondata
  • Coronavirus, preoccupa la situazione in India
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Hanno superato quota 58 milioni i contagi di Covid-19 registrati ufficialmente nel mondo dall'inizio della pandemia, secondo i dati dell'università americana Johns Hopkins. I decessi sono stati oltre 1,37 milioni.

Il Paese più colpito in termini assoluti dal nuovo coronavirus restano gli Stati Uniti, con più di 12 milioni di casi e quasi 256mila morti. Seguono l'India e il Brasile. Nel più grande Paese sudamericano che si sta avvicinando ai 6 milioni di contagiati dal coronavirus e ha superato i 168 mila morti per il Covid-19, secondo le ultime informazioni diffuse dai governi statali.

La scuola di samba Portela di Rio de Janeiro, riaperta da pochi giorni dopo lo stop imposto dalla pandemia - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
La scuola di samba Portela di Rio de Janeiro, riaperta da pochi giorni dopo lo stop imposto dalla pandemia - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it

Ma a preoccupare in queste ore è l'India che ha superato i 9 milioni di casi di coronavirus, mentre si teme l'imminenza di un'altra ondata. Le festività della settimana scorsa, culminata con Diwali, la festa più importante, hanno infatti visto ovunque un allentamento delle precauzioni anti-contagio che potrebbe rivelarsi nei prossimi giorni. Al momento nel subcontinente si contano 132mila morti da Covid-19.

Situazione diversa si registra in Africa: i casi totali di coronavirus hanno superato solo nelle scorse ore la soglia dei due milioni, secondo il Centro africano per il controllo delle malattie (Africa Cdc). Il continente rappresenta attualmente meno del 4 per cento dei casi confermati nel mondo. Gli esperti credono che molti contagi e decessi correlati potrebbero tuttavia non essere stati registrati, perché il numero dei test è tra i più bassi al mondo su una popolazione continentale di circa 1,3 miliardi di persone. Finora l'Africa ha segnalato meno di 48 mila decessi per coronavirus. Il continente africano, che rappresenta quasi il 16,7 percento della popolazione mondiale, fa segnalare circa 15 casi di coronavirus ogni 10mila persone. Oltre a una sottostima, il minor numero di infezioni e morti in Africa rispetto a Europa, Sud America e Stati Uniti può essere attribuito a diversi fattori, quali il virus arrivato più tardi rispetto agli altri continenti, dando così al personale medico il tempo di prepararsi. Gli esperti sottolineano anche la demografia di un continente giovane, quindi con una popolazione meno esposta a mortalità. I governi africani, poi, hanno esperienza nella lotta contro malattie infettive letali come Ebola, che in Africa occidentale ha ucciso più di 11mila persone dal 2013 al 2016.

Boris Johnson interviene in videoconferenza durante un question time a Westminster - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Boris Johnson interviene in videoconferenza durante un question time a Westminster - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it

Nel Vecchio continente, frattanto, oltre che dall'Italia vengono primi segnali confortanti anche dagli altri Paesi che sono stati pesantemente investiti dalla seconda ondata. Su tutti il Regno Unito. Boris Johnson proprio in queste ore si appresta a confermare che il lockdown per frenare la diffusione del coronavirus in tutta l'Inghilterra si concluderà il 2 dicembre. Lo ha reso noto il suo ufficio. Il blocco sarà seguito da un ritorno a una serie di restrizioni regionali a tre livelli come parte del «Piano invernale Covid» del governo. L'annuncio ufficiale dovrebbe essere fatto lunedì. Un portavoce di Downing Street ha dichiarato che le attuali restrizioni hanno «contribuito a riportare il virus sotto controllo» e «alleggerito le pressioni sul NHS (National Health Service)». Tuttavia, il governo ha anche avvertito che senza restrizioni regionali il virus causerebbe il caos prima che i piani per la distribuzione del vaccino e i test di massa abbiano il tempo di fare effetto. «Usciremo da questa emergenza entro la primavera "più forti" di prima» ha dichiarato rispondendo in videoconferenza al question time durante una seduta del Parlamento di Westminster.

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