Italia e Estero

La questione dei minibot

La Lega insiste sulla loro introduzione, ma si allarga il fronte dei contrari. Compreso il ministro dell'Economia, Tria
Il vicepremier Salvini e il ministro dell'Economia Tria - Foto Ansa/Giuseppe Lami © www.giornaledibrescia.it
Il vicepremier Salvini e il ministro dell'Economia Tria - Foto Ansa/Giuseppe Lami © www.giornaledibrescia.it
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I minibot voluti dalla Lega e finiti al centro del dibattito politico in Italia sono titoli infruttiferi e privi di scadenza, pensati come surrogati di titolo di stato che però non vengono assegnato in un'asta del Tesoro con un rendimento deciso dal mercato.

Inoltre, mentre i titoli di stato sono oramai dematerializzati, il minibot, nelle intenzioni dei suoi fautori, è destinato alla circolazione cartacea, con una imitazione cromatica e di formato delle regolari banconote in euro. 

Anche per questo gli operatori di mercato lo hanno definito un passo verso l'uscita dell'Italia dall'Euro specie dopo che una mozione approvata in maniera bipartisan dalla Camera (ma ripudiata poi dal Pd) li ha indicati come possibilità per pagare i debiti della Pubblica amministrazione. 

La Banca d'Italia e poi la Bce hanno avvisato dei rischi della creazione di una «moneta parallela». Il presidente Mario Draghi è stato lapidario: «I minibot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale». Impostazione condivisa anche da Confindustria che li ha assimilati «ai soldi del Monopoli».

Secondo il presidente della commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi che ne propugna l'uso da anni, «non sono una moneta» e «sono debito», ma «non sono nuovi debiti, perché derivano da debiti già esistenti che lo Stato ha verso i fornitori e i cittadini». Daranno una «spinta alla domanda interna» ed «essendo cartacei non possono essere spesi in giro per il mondo o su Amazon, ma saranno impiegati per l'acquisto nel commercio al dettaglio: negozi, bar, ristoranti». 

Il docente della Bocconi Tommaso Monacelli in un articolo su La Voce, li definisce «una favola» e spiega invece che se sono emessi «per pagare le tasse», «sarebbero del tutto identici a un taglio delle imposte o, in modo equivalente, a un incremento di debito pubblico». Se «utilizzati per i crediti con la Pa, sarebbero del tutto inutili». «Lo Stato starebbe scambiando una passività (i pagamenti dovuti), con un'altra passività (i buoni del tesoro emessi per finanziarsi). L'unica ragione per farlo sarebbe quella di tassare implicitamente le povere imprese creditrici. Se un'impresa venisse pagata in minibot oggi, potrebbe scontare il proprio credito solo più tardi al momento di pagare le tasse dovute».

Anche Tria boccia i minibot targati Lega: dal Ministero dell'economia è arrivato infatti un parere negativo: nell'interpretazione del debito non servono, nell'interpretazione della valuta alternativa, ovviamente, non si possono fare, spiega. Ma le discussioni a riguardo sono destinate a continuare, dato che il vicepremier Salvini, ormai perno centrale del Governo, insiste sull’utilità di una loro introduzione. «Sono una delle soluzioni per pagare i debiti della Pubblica amministrazione», dice, spalleggiato dal sottosegretario Giorgetti che replica alle critiche: «Tutte le soluzioni nuove sono contestate». Dal canto suo, Confindustria spiega al Governo che la pazienza è finita: «Pensare che il problema del debito pubblico sia risolvibile con i minibot è come provarci con i soldi del Monopoli». 

 

 

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