Italia e Estero

L'Ue: «Vaccini anti-Covid, 50 milioni di dosi al mese da aprile»

Per Ursula von der Leyen l'Ue punta a 700 milioni di dosi, ma non arriveranno prima di sei mesi
Vaccinazione in un ambulatorio medico (archivio) - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Vaccinazione in un ambulatorio medico (archivio) - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Per uscire definitivamente dalla morsa della pandemia, l'Europa punta ad almeno 700 milioni di vaccini, ma nella migliore delle ipotesi bisognerà aspettare metà dell'anno prossimo perché questa strategia possa essere messa in campo.

A tracciare la «road map» è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che chiede di intensificare la risposta dell'Ue, dall'aumento all'accesso a test rapidi fino ad una ipotesi di coordinamento europeo delle terapie intensive, invitando gli Stati membri a collaborare strettamente. «Misure coraggiose intraprese ora aiuteranno a salvare vite umane. Nessuno Stato membro uscirà in sicurezza da questa pandemia fino a quando non lo faranno tutti».

«Nel miglior scenario possibile - ha poi aggiunto - gli accordi per l'acquisto anticipato dei vaccini anti-Covid che abbiamo con le società farmaceutiche prevedono un range tra i 20-50 milioni di dosi consegnate ogni mese, possibilmente da aprile. Se tutti i candidati che abbiamo per la produzione dei vaccini avessero successo, nel 2021 avremo 1 miliardo e 220 milioni di vaccini. Ma anche se tutti i candidati non dovessero riuscire, potremo vaccinare 700 milioni di persone».

Con tutta probabilità, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel intervistato da Rtl France, non sarà un singolo vaccino a far vincere la sfida. «Secondo le nostre informazioni, ci auguriamo che tra la fine dell'anno e l'inizio del prossimo, 3 o 4 vaccini possano essere gradualmente disponibili, ha assicurato l'ex primo ministro belga. Michel ha poi ribadito che non sarà una «bacchetta magica» che permetterà di vaccinare tutti in una volta.

Anche nella migliore delle ipotesi, inoltre, i vaccini che arriveranno per primi molto difficilmente saranno «perfetti». Lo afferma in una lettera pubblicata dalla rivista Lancet Kate Bingham, che presiede la Vaccine Task Force del governo britannico. «Dobbiamo essere preparati al fatto che i primi vaccini potrebbero non prevenire l'infezione - afferma - ma piuttosto ridurre i sintomi, e, anche in questo caso, non funzionare per tutti o per un lungo periodo di tempo». 

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