Italia e Estero

Fontana: «Ho la coscienza a posto, se l'indice sale chiudo tutto»

Il governatore della Lombardia, nel giorno della ripartenza, si difende dalle accuse che lo coinvolgono in merito alla gestione dell’emergenza
Attilio Fontana, governatore di Regione Lombardia - Foto Ansa/Matteo Bazzi
Attilio Fontana, governatore di Regione Lombardia - Foto Ansa/Matteo Bazzi
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Il governatore della Lombardia Attilio Fontana, nel giorno della ripartenza, si difende dalle accuse che lo coinvolgono in merito alla gestione dell’emergenza Covid-19 da parte della Regione. Lo fa in una serie di dichiarazioni rilasciate sui media, a pochi giorni dal ritrovamento di una scritta, comparsa su un muro a Milano, che lo definisce «assassino».

«È stato un ritorno al passato, a persone che speravo non esistessero più - ha detto in un’intervista al Corriere della Sera -. Però devo dire che la pesantissima campagna mediatica contro di me può spiegare certe reazioni». Il governatore ribadisce che non toccava alla Regione decidere la zona rossa per Alzano e «per le Rsa noi non c'entriamo con la gestione. A noi spetta il controllo del rispetto dei protocolli. Ricordo che le Rsa per il 90 per cento sono private».

«Fra tutte le grandi accuse che mi vengono mosse, nessuna di questa è fondata. Fortunatamente se sopravvivo è perché riesco a dormire molto bene di notte. Non ho alcun tipo di peso sulla coscienza». Così l’ex sindaco di Varese ha risposto a Mattino Cinque sulle scelte compiute durante la fase più acuta dell'emergenza sanitaria. «Quelle decisioni - ha detto - sono state prese nel mezzo di una situazione drammatica, che non è nemmeno immaginabile e che chi non l'ha vissuta non riesce a capirla».
Non bisogna dimenticare che la Lombardia è stata la regione più colpita e quindi «dobbiamo essere più cauti» sottolinea.

Nel confronto con il governo per l'intesa Stato-Regioni «ci sono stati contrasti di carattere giuridico. Ma alla fine le nostre linee guida sono state inserite nel Dpcm. Con quelle dell'Inail certe attività non sarebbero mai potute ripartire. Alla fine è stato fatto un buon lavoro con dei protocolli che coniugano la sicurezza con la possibilità di svolgere le attività». In Lombardia le uniche differenze «riguardano il fatto che noi non apriremo subito le piscine, le palestre, i centri benessere e che per andare al ristorante è necessario misurare la febbre».

Bisogna occuparsi della ripresa «senza però mai dimenticarsi della sicurezza». E se l'indice dovesse risalire, «siamo pronti a richiudere». Fontana comunque è ottimista: «Abbiamo posto in essere una sorveglianza attenta e rigorosa. Se dovessimo vedere dei pericoli interverremo subito».

 

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