Italia e Estero

Covid: la curva scende, ma l'Italia non è ancora al sicuro

L'epidemiologa: «Stringere i denti ancora un mese e far passare le feste ci darà dei vantaggi enormi da gennaio»
Gente a passeggio indossa la mascherina in centro a Torino - Foto Ansa/Tino Romano
Gente a passeggio indossa la mascherina in centro a Torino - Foto Ansa/Tino Romano
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La velocità di crescita dei contagi si è raffreddata o ha rallentato molto. Ma l'Italia non si trova ancora in una zona di sicurezza per cui le prossime settimane, almeno fino a fine dicembre, sono decisive. I numeri odierni dell'epidemia da Covid-19 sul territorio nazionale fanno registrare un calo dei ricoveri e delle terapie intensive, e 20.648 nuovi casi, con un crollo però dei tamponi che sono stati 45mila in meno nelle ultime 24 ore. Il rapporto tra positivi e tamponi è invariato all'11,7%, secondo i dati del ministero della Salute.

Le vittime sono 541 (contro il dato precedente di 686). Il totale dei casi è ora di 1.585.178, le vittime sono 54.904. Gli attualmente positivi sono 795.771 (+6.463), i guariti o dimessi 734.503 (+13.642). Scendono i dati in terapia intensiva: 3.753 pazienti ricoverati, 9 meno di ieri, secondo i dati del ministero della Salute. Nei reparti ordinari si trovano invece ora 32.879 persone, 420 in meno nelle ultime 24 ore. In isolamento domiciliare ci sono 59.139 persone (+6.892).

Dobbiamo scendere almeno a 6/7mila casi al giorno «per rientrare in una condizione di sicurezza che permetta per esempio la ripresa del contact tracing che è completamente andato perduto nelle ultime settimane», commenta all'Ansa Patrizia Laurenti, responsabile Igiene ospedaliera del Policlinico Gemelli di Roma. E avverte: «Credo che valga la pena stringere i denti ancora un mese e far passare le feste perché ci darà dei vantaggi enormi da gennaio in poi».

«Le scelte politiche non so in che direzione andranno ma l'evidenza scientifica ci dice che se noi allentiamo il 7 dicembre o il 21 dicembre la curva risalirà sotto Natale nel primo caso o a metà gennaio nel secondo caso». Per quanto riguarda la pressione sugli ospedali: «Le terapie intensive - spiega Laurenti - calano da 4 giorni. Ma non ci bastano. Questo dato si deve consolidare per almeno una settimana-dieci giorni, per essere certi che il trend è quello e che non siano invece oscillazioni quotidiane, anche legate all'effetto weekend». Lo stesso vale per l'indice Rt che deve restare sotto a 1 rispetto al quale la ripresa del contact tracing «è un fondamentale strumento di contenimento dell'epidemia». Rt sotto a 1 che occorre «mantenere stabile per settimane e settimane».

Preoccupano poi i dati dei decessi, a livello generale e a livello di medici e infermieri. Per questo, dice, «perseverare con la solidità di queste misure lo intendo come un segno di rispetto». «Ormai siamo a un plateau con una tendenza al ribasso. Chiaro che c'è un plateau anche nei decessi, però il miglioramento lo vedremo più avanti perché è l'ultimo parametro che migliora», commenta Fabrizio Pregliasco, virologo all'Università di Milano e direttore Sanitario dell'Irccs Galeazzi di Milano,  che invita a non abbassare la guardia e a un Natale «sobrio e limitato, pur non rinunciando agli acquisti». In merito ai ricoveri, sul territorio di Milano «la situazione si sta raffreddando. Purtroppo c'è ancora sforzo delle strutture sanitarie».

Mentre sul tema dei vaccini anti-Covid dice: «Aspettiamo con calma. Le agenzie regolatorie non faranno sconti alle aziende rispetto ai dati di verifica di sicurezza e per quanto possibile di efficacia».

 

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