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Caso Sana, i giudici: «Non c'è nessuna prova, neanche una mail»

«Agli imputati va il beneficio del dubbio e sono prosciolti dall’accusa» si legge nelle 40 pagine di motivazioni del tribunale di Gujarat
Sana Cheema - © www.giornaledibrescia.it
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«Il caso in questione è basato su prove circostanziali e nessun testimone oculare si è fatto avanti per sostenere il fatto che gli imputati hanno commesso il fatto». Lo scrivono i giudici pakistani che hanno assolto tutti gli indagatI per il delitto di Sana Cheema, la ragazza italo pakistana uccisa in patria ad aprile scorso dopo aver rifiutato il matrimonio combinato.

Tra gli accusati c’erano anche il padre ed il fratello della ragazza che ha vissuto a lungo a Brescia, dove era cresciuta. «Agli imputati va il beneficio del dubbio e in questo caso sono prosciolti dall’accusa» si legge nelle quaranta pagine di motivazioni del tribunale di Gujarat.

«Nessun dato di posta elettronica è stato prodotto davanti al tribunale» scrivono i giudici. «Non c’è un briciolo di prova disponibile per dimostrare che Sana era un personaggio immorale e che le persone accusate avevano il movente sinistro di commettere l’omicidio nel nome e nel pretesto dell’onore. Quindi il motivo per commettere l’evento non è dimostrato».

Sulle confessioni poi ritrattate, i giudici dicono: «Nessuna confessione fatta all’ufficiale di polizia vale come prova nei confronti di una persona accusata di reato».

 

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