Alpini, sfregiato con una Z bianca il cippo dei Caduti

Pochi giorni fa qualcuno aveva tracciato una grande Z bianca sulle sponde del Ponte dell’Amicizia costruito dagli alpini a Nikolajewka nel 2018 e col dichiarato intento di «cancellare le figure dei fascisti» aveva coperto con una lamiera nera imbullonata le sagome dei cappelli alpini.
Ma la rabbia nazionalistica non si è fermata e ieri è stato violato e sfregiato un altro simbolo di pace: a Rossosch, infatti, la città russa sede del Comando del Corpo d’armata alpino nel 1942, è infatti distrutto e segnato con la Z bianca il cippo che ricorda tutti i Caduti nella Seconda Guerra Mondiale.
La storia
Il cippo era stato collocato dall’Associazione Nazionale Alpini nei giardini davanti all’Asilo «Sorriso», bellissima struttura per l’infanzia che ospita 180 bambini, costruita nel 1993 da 700 volontari alpini, molti dei quali bresciani, che si alternarono in turni di 15 giorni ciascuno, e donata alla città in segno di riconciliazione e fratellanza. Il cappello e la stella. Sul piccolo manufatto in mattoni si trovavano, stilizzate, le sagome di un cappello alpino e della stella dell’Armata russa, mentre la targa sotto di essi ricordava «Da un tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione».
Un messaggio chiaro e sinora sempre apprezzato dalla maggioranza della popolazione locale, lieta di far frequentare ai suoi bambini «l’asilo degli italiani» e che ha sempre accolto a braccia aperte le penne nere dell’Ana. «Siamo sulla via della costruzione di un grande ponte grazie al quale i popoli si tendono le mani e possono costruire rapporti di amicizia», aveva detto infatti il sindaco di Rossosch, Markov, il 21 settembre del 2013, nel ventennale della costruzione dell’asilo, incontrando i rappresentanti dell’Ana. Ma i venti e la propaganda di guerra hanno purtroppo dato slancio alle formazioni nazionaliste della regione di Voronhez, che sinora erano sempre state minoritarie.
Amarezza
«Provo amarezza e sconforto davanti alle immagini da Rossosch - ha commentato l’ingegner Sebastiano Favero, presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, che fu tra i progettisti dell’asilo - perché penso allo slancio, alla caparbietà e alla generosità con cui i nostri Reduci di Russia avevano voluto costruire simboli permanenti di pace e fratellanza in quelle terre che furono funestate dalla guerra. L’Ana - ha aggiunto Favero - è portatrice di messaggi di conciliazione, solidarietà e convivenza civile, che manifesta sempre attraverso interventi concreti, fedele al credo di onorare i morti aiutando i vivi. Una memoria storica che è fatta soprattutto di uomini, portata avanti pensando sempre alle generazioni future, che non dovrebbero più subire gli errori del passato. Purtroppo la storia fatica ad essere maestra e questo è davvero triste».
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