Italia e Estero

Un bresciano alla Cop26: «Formazione per la sostenibilità»

Carlo Piantoni è uditore per Fondazione Cogeme alla conferenza di Glasgow. Il resoconto dell'Energy Day
  • Gli scatti dalla conferenza sul clima a Glasgow
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Il bresciano Carlo Piantoni, responsabile area ambiente e educazione di Fondazione Cogeme, di Fondazione Cogeme è a Glasgow come uditore ai lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop26). Referente dei progetti ambientali della Fondazione e noto per il suo impegno anche come presidente dell’Associazione Riuso3 (sui territori di Rovato e Lograto) si è reso disponibile per offrire il suo contributo e uno sguardo dall'interno dei lavori della Cop26 (che va raccontando anche sui social della Fondazione). Quello che segue è il suo nuovo e ultimo report dalla Scozia.

Il segretariato delle Nazioni Unite nei giorni scorsi ha condiviso una serie di nuove restrizioni per l'accesso alla sede della COP26, già vincolato alla prova di un test rapido negativo effettuato lo stesso giorno dell'ingresso. Causa pandemia, l'UNFCCC e il governo UK ospitante hanno incrementato le misure di sicurezza ai fini di tutelare la salute di tutti. Allo stesso tempo, ho potuto verificare come la partecipazione alla kermesse non è apparentemente calato rispetto al primo giorno. Qualche numero: quasi 40mila i partecipanti registrati, provenienti da 197 paesi. Quelli che afferiscono agli Stati sono 21.695, mentre le organizzazioni non governative contano 11.734 persone, oltre alla stampa con circa 4 mila accrediti rilasciati.

Giovedì è stato l'Energy Day, ma si è parlato ancora di carbone e oltre 40 paesi hanno siglato un accordo per porre fine al suo utilizzo. Diverse grandi nazioni che lo utilizzano come Polonia, Germania, Indonesia, Corea del Sud, Egitto e Ucraina si sono impegnate per la prima volta a eliminarne gradualmente l'uso o ad accelerare i piani esistenti per farlo, mentre realtà come Stati Uniti e Canada si sono impegnate ad interrompere entro la fine del 2022 tutti i progetti da loro finanziati all'estero sui combustibili fossili. Anche le banche chiudono i rubinetti verso il carbone, ma non sono emersi impegni concreti per la transizione all'utilizzo esclusivo delle rinnovabili.

La speranze però è sempre in capo ai giovani e, nella giornata di oggi (venerdì 5), hanno ufficialmente preso voce. Tra i numerosi incontri ed eventi che si sono susseguiti, ho avuto l'occasione di seguire i lavori del tavolo «Together for tomorrow: education and climate action». Ne è emerso un livello molto alto, che però mi ha fatto comprendere come i principali punti emersi siano in linea con la Mission educativa e culturale della nostra Fondazione. Responsabilizzazione, educazione e formazione come obiettivi per favorire un cambio culturale volto alla sostenibilità.

Posso infine anticipare che, la principale giornata di proteste è fissata per il 6 novembre: «Global Day for Climate Justice». Sarà segnata da raduni in varie città del mondo, in contemporanea con la marcia in partenza da Kelvingrove Park. Gli attivisti per il clima non mollano, sono già mobilitati e credono fortemente che le proteste, pacifiche, servano a denunciare il cosiddetto «Greenwashing» e a mettere pressione pubblica.

Io con questo report chiudo il mio bollettino dalla COP26 di Glasgow per rientrare in Italia nel weekend.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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