Italia e Estero

Stupri di Rimini, conclusa la caccia al branco: tutti presi

Finita la caccia al branco che stuprò una 26enne polacca e una transessuale peruviana a Rimini: sono tutti giovanissimi
L'arresto del congolese alla stazione di Rimini
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Caccia conclusa. È stato preso nella notte a Rimini il quarto giovane del "branco" autore degli stupri a Rimini. Si chiama Guerlin Butungu, 20 anni, congolese, rifugiato residente
a Vallefoglia, nel Pesarese, al pari dei due fratelli marocchini costituitisi nelle scorse ore e del terzo minore, pure congolese. Si nascondeva alla stazione di Rimini. È stato preso dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro. È considerato il "capobranco".

Aveva cercato di fuggire da Pesaro prendendo un treno stanotte. Gli uomini della Squadra mobile che stavano monitorando i suoi spostamenti con l'ausilio delle tecnologie, lo hanno fermato mentre il treno transitava alla stazione di Rimini. Una volta bloccato il convoglio gli uomini dello Sco e della Squadra Mobile sono saliti e hanno trovato il ragazzo in una delle carrozze.

Il branco che ha seminato il terrore sulla spiaggia di Miramare si rivela così composto tutto da giovanissimi. Tre su quattro sono in mano alle forze dell'ordine già da ieri: due si sono costituiti, un terzo è stato fermato dallo Sco. Tutti e tre sono minori. Due fratelli marocchini, di 15 e 16 anni, si sono presentati nel pomeriggio ai carabinieri di Montecchio di Pesaro, dicendo di far parte del gruppo che la sera del 25 agosto ha stuprato una turista polacca di 26 anni, picchiato l'amico suo coetaneo e poco dopo violentato una prostituta transessuale peruviana.

«Siamo stati noi», avrebbero detto i due ragazzi prima di essere trasferiti a Rimini per l'interrogatorio in Procura alla presenza del Pm che coordina le indagini e di un magistrato della Procura per i minorenni di Bologna. In seguito gli uomini del Servizio centrale operativo della Polizia di Rimini hanno preso anche un terzo membro del gruppo, di origini congolesi. Anche lui under 18. L'unico maggiorenne del gruppo è il leader, il congolese di 20 anni poi bloccato in stazione.

La diversità delle etnie spiegherebbe in ogni caso perché fra di loro i violentatori sono stati sentiti parlare in italiano dalle vittime. I due fratelli avrebbero deciso di presentarsi dopo la diffusione sui media dei video acquisiti dalle telecamere di sorveglianza della zona dello stupro, che avevano consentito agli investigatori di conoscere il volto dei ricercati, riconosciuti da chi ha subìto la violenza. Si sono sentiti messi alle strette e si sono consegnati.

  • Stupri di Rimini, conclusa la caccia all'uomo
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Residenti a Vallefoglia, nel Pesarese, sono stati sentiti per formalizzare il loro primo racconto, ma anche per approfondire tutti i dettagli della storia e presumibilmente anche per ricostruire il ruolo delle persone coinvolte. Dichiarazioni che dovranno essere vagliate: avrebbero ammesso di essersi riconosciuti nei video, ma non si sa se si siano addossati la responsabilità oppure se abbiano cercato di scaricarne soprattutto sui due presunti complici, il nigeriano e il congolese, anche loro residenti a Vallefoglia o comunque gravitanti in zona. Sarebbero state le loro indicazioni a consentire agli uomini dello Sco di raggiungere il congolese. 

Proprio la presenza di due giovani centrafricani getta nuova luce su un'aggressione in spiaggia a Pesaro, avvenuta il giorno dopo quella di Rimini. Anche in quel caso una coppietta che si era appartata nella spiaggia del Sacro Cuore, su un lettino, era stata circondata da tre uomini, che i ragazzi hanno descritto di colore. In pochi attimi i tre hanno rapinato i cellulari della coppietta tentando di inseguire i ragazzi, che nel frattempo erano scappati urlando.

Il sindaco del paese dove risiedono i ragazzi parla di «fulmine a ciel sereno». Di una comunità «tranquilla e laboriosa», con poco più di 15mila abitanti, ma il 40% non "autoctono". «Gli stranieri - dice - vengono da tutte le province del mondo e sono circa il 12%-13%, ma non abbiamo mai avuto problemi di integrazione».

 

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