Italia e Estero

Paroli: «È ora che il Quirinale non sia più il fortino del Pd»

Il senatore di Forza Italia contesta la chiusura da parte del centrosinistra ai nomi proposti a destra
Adriano Paroli. Dal 2018 è senatore, tra il 1996 e il 2011 è stato deputato - Foto © www.giornaledibrescia.it
Adriano Paroli. Dal 2018 è senatore, tra il 1996 e il 2011 è stato deputato - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Dopo il nulla di fatto della terza giornata di votazioni, un mite di natura come l’ex sindaco di Brescia, il senatore forzista Adriano Paroli, inizia a dare segni di nervosismo. «Non possiamo andare avanti in questo modo. È poco comprensibile l’idea per cui il Quirinale debba essere per forza considerato il fortino prima della sinistra ed ora del Partito democratico».

Una reazione un po’ stizzita di fronte al rifiuto del centrosinistra di prendere in considerazione la terna proposta solo martedì (Pera, Moratti, Nordio) e già naufragata perché considerata irricevibile in primis dal partito guidato da Enrico Letta.

Il senatore di Forza Italia è convinto anche che «di fronte a opinioni differenti e con le forze politiche divise, sia arrivato il momento di aprire una fase nuova. L’ha capito Mattarella quando ha incaricato Mario Draghi per guidare un governo di emergenza nazionale, dovrebbe capirlo anche il centrosinistra che a questo punto dovrebbe prendere seriamente in considerazione i candidati proposti dal centrodestra».

Ma Paroli ricorda anche che Mattarella in più occasioni ha saputo andare oltre gli steccati ideologici che caratterizzano la sinistra: «Ricordo che è stato lui a dare il via libera a Matteo Salvini al Viminale».

Quindi Elisabetta Casellati, presidente del Senato e sua collega di partito è la figura giusta?

«Diciamo innanzitutto che per il Quirinale bisognerebbe scegliere in questo momento una figura politica non espressione della società civile. La Casellati è la seconda carica dello Stato. Ma se vuoi aggiungo anche che ci sarebbe Antonio Tajani. Si tratta di una figura che certamente potrebbe rappresentare il nostro Paese al meglio al Colle: per cinque anni è stato presidente del Parlamento Europeo ed è anche un cavaliere dell’atlantismo. Poi se ci sono gli ultimi giapponesi a sinistra che dicono sempre no alla fine ci rimette il Paese».

Resta in campo anche la candidatura di Pier Ferdinando Casini.

«Beh lui ci sta lavorando almeno da due anni. E lui non posso dire che non abbia il perfetto identikit per la presidenza della Repubblica. Arrivo a dire che lui e la Casellati hanno ai miei occhi le stesse doti per salire al Colle. Insomma vanno bene tutti e due anche se alla fine c’è una piccola differenza».

Sarebbe?

«Che Casini è stato eletto nelle liste del Pd e ripeto sarebbe ora di superare questa logica per cui gli unici candidati accettabili siano quelli graditi dal centrosinistra. I tempi sono cambiati e necessariamente deve cambiare l’approccio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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