Italia e Estero

«Noi moderati» si aggrega a Fdi per costruire il partito conservatore

Parolini: «La nostra è una scommessa politica senza riserve e non un passo estemporaneo»
La sede di Regione Lombardia - © www.giornaledibrescia.it
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I primi colloqui si sono già consumati e la presenza di una «nutrita pattuglia» alla due giorni di convention con Giorgia Meloni come guest star non è passata inosservata. Il passo semi-ufficiale si è poi manifestato proprio nei giorni scorsi, nel pieno della marcia di avvicinamento alle Regionali del 12 e 13 febbraio, quando a sfilare sul «Fratelli d’Italia carpet» - in occasione della presentazione della lista di casa nostra - è stata la sindaca di Pavone Mella, Maria Teresa Vivaldini: «Non sono qui come ospite, ma faccio parte appieno della squadra» ci aveva tenuto a precisare. Ma non è sola.

La sua è infatti solo la prima uscita pubblica di un processo più strutturato e organico: la squadra bresciana di «Noi moderati» entra a pieno titolo a fare parte del gruppo di lavoro di Fdi. Per fare cosa? Per costruire il partito conservatore.

Valori

La conferma di quello che lui stesso battezza come «progetto» arriva da Mauro Parolini, il riferimento bresciano del movimento che fa capo a Maurizio Lupi. «È ovvio - spiega l’ex assessore regionale - che non ci si può candidare in un partito e sostenerne un altro. Ma ci siamo arrivati dopo aver avuto un confronto su ideali, valori e metodi: abbiamo chiesto garanzie sul fatto che ci fosse spazio per i nostri principi e Fratelli d’Italia ci ha risposto un sì convinto». Parolini lo sottolinea più volte: «È chiaro che non siamo lì in prestito. Corriamo insieme e costruiamo insieme il grande partito conservatore: la nostra è una scommessa senza riserve in cui crediamo fortemente».

In principio si parlava di una decina di amministratori (i rumors indicavano anche la sindaca di Marcheno, Barbara Morandi) ma la squadra è via via più ampia. «Il nostro gruppo sta crescendo e proprio grazie a questo progetto di prospettiva si stanno riavvicinando persone che finora hanno portato il loro contributo e impegno all’interno di esperienze civiche, ma ad affacciarsi per intraprendere questa strada sono anche singoli». Secondo Parolini, di qui a breve, il quadro politico si semplificherà: «Noi siamo amministratori esperti e competenti, a Fratelli d’Italia interessano la nostra collaborazione e il nostro contributo per aprirsi anche al nostro elettorato. Questo perché ci siamo con serietà, per contribuire lealmente e in modo non estemporaneo alla costruzione del partito conservatore, un partito che non ha oggi alternative». Insomma, si tratta di «una scelta politica motivata».

Prove tecniche

Del resto, ampliando lo sguardo, l’operazione ha gettato le basi a Roma, dove il partito di Lupi ha già dimostrato di voler essere qualcosa di più che un alleato di minoranza per Meloni. In Senato, la prima mossa è stata tecnica: si è costituito il gruppo «Maie - Noi Moderati - Civici d’Italia» grazie a una deroga dei regolamenti parlamentari per creare un gruppo autonomo e alla sponda tattica di Fratelli d’Italia (che, non a caso, per consentire la buona riuscita dell’operazione, ha «prestato» tre dei suoi senatori). In questo modo la premier ha preparato lo spazio per i futuri transfughi e ha dato quel segnale di cui Parolini ha parlato: lo spazio per una destra moderata, all’interno di Fdi, c’è.

La convinzione è che il partito della premier possa diventare capofila del grande partito unico del centrodestra, una «scommessa politica» che senza la componente moderata rischierebbe però di infrangersi sul nascere. Al momento, la fusione per incorporazione si palesa nel lavoro politico dietro le quinte e nelle prime candidature sotto la stessa bandiera e le Regionali in Lombardia sono solo il primo banco di prova. Ma alle Amministrative di primavera non manca molto, senza contare che nel 2024 sul tavolo c’è la sfida delle Europee. E a quel punto si capirà se davvero la fusione diventerà strutturale.

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