Italia e Estero

Il voto in Scozia riapre la partita dell’indipendenza

Si vota a Edimburgo, ma anche in Galles e nelle principali città dell’Inghilterra
Sturgeon, primo ministro scozzese - Foto © www.giornaledibrescia.it
Sturgeon, primo ministro scozzese - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Delicata tornata elettorale locale oggi nel Regno Unito, la prima dopo l’entrata in vigore definitiva della Brexit. I fronti di battaglia sono molti e importanti, dalla poltrona di sindaco di Londra alle amministrazioni del nord dell’Inghilterra, dalle suppletive per un seggio di deputato a Westminster al rinnovo del parlamento regionale del Galles; ma la vera posta in palio è in Scozia: dove gli indipendentisti dell’Snp (Scottish National Party), guidati dalla coriacea first minister di Edimburgo, Nicola Sturgeon, sfidano a viso aperto il no a un nuovo referendum sulla secessione opposto finora dal governo centrale Tory del premier Boris Johnson.

E mirano a una maggioranza assoluta record di consensi che potrebbe aiutarli a provare a forzare la mano. Le urne resteranno aperte fino alle 22 (le 23 in Italia). E i risultati dovrebbero arrivare solo a spoglio completato: domani per le sole suppletive nazionali in agenda, quelle del collegio di Hartlepool; tra sabato e domenica per le competizioni amministrative.

Il duello tradizionale fra i conservatori di Johnson e i laburisti di sir Keir Starmer si consuma fra Inghilterra e Galles: con alcune partite scontate, salvo terremoti, come la prevista rielezione a sindaco di Londra di Sadiq Khan.

Non va sottovalutato lo scenario gallese, terra di vecchie radici operaie e minerarie in cui il partito di Starmer difende una storica maggioranza (e il timone del governo locale) andata però erodendosi negli anni.

Ma lo scontro si gioca in Scozia: dove a rilanciare le pulsioni indipendentiste (una cui ipotetica avanzata potrebbe poi impattare in chiave ben più violenta pure sull’Irlanda del Nord) contribuiscono i contraccolpi della Brexit scelta che fu respinta dal 62% degli scozzesi nel 2016.

Non sorprende dunque che fra i botta e risposta delle ultime ore, il più acceso e mediatico sia stato fra Sturgeon e BoJo. La prima ha invocato l’auspicio d’un voto a valanga all’Snp a mò di premio «a una leadership sperimentata», a un’azione di governo locale rivendicata come «di successo» anche nel contenimento del Covid, a un programma «serio per il futuro»; ma anche e soprattutto a sostegno della campagna per «il diritto di decidere se la Scozia debba essere uno Stato indipendente» e provare a tornare nell’Ue.

Ossia per quel referendum bis sulla cui tempistica la leader indipendentista ha di recente frenato, consapevole come non tutti i voti anti-Brexit scozzesi siano in automatico pro-secessione.

Mentre Johnson ha replicato bollando come «scriteriata» la sola idea di tornare a mettere in discussione l’unione plurisecolare dell’isola britannica. Il no all’indipendenza è stato proclamato «solo pochi anni fa» e s’era detto sarebbe valso «per una generazione», ha poi rincarato, evocando semmai «la ricostruzione dell’economia e il rilancio dell’occupazione» post pandemia quali «vere priorità della gente».

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